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Fatto 4, fai anche 5

Prima le vociacce sullo slittare dei termini per l’elezione dei 4 componenti del Garante Privacy, con conseguente riapertura dei termini per la presentazione delle candidature – dicono a favore di Ignazio La Russa (che, per dirla tutta, non ha nessuno dei requisiti richiesti dalla legge).
Ora spunta un emendamento “governativo” (M5S+PD) per adeguarsi al GDPR (per la verità, c’era già stato il decreto legislativo 101/2018, ma vabbe’).
In primis per aumentare il numero dei componenti, dagli attuali 4 (di sempre) a 5, peraltro in corso d’opera. In più, si aggiunge una procedura di nomina del presidente ed elettiva per gli altri componeti un po’ più complicata, si dice “anti-La Russa”.
Ah, ovviamente c’è la classica proroga (al 31/1/2020).
Qualche dato in più sul Corcom.

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La privacy in condominio

Videosorveglianza, accesso al conto condominiale, pubblicazione dei nomi dei condomini morosi, dati sul sito Web: sono i temi caldi di tante assemblee condominiali dove sempre più spesso si affacciano questioni di privacy.
Il Garante, così, ha realizzato un interessante manuale-vademecum sull’argomento della privacy nei condomini, peraltro con riferimenti alla recente legge proprio sui condomini.

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Lsdi > Diritto all’ oblio e diritto di cronaca: Minotti, ‘’quella del Garante sembra una via accettabile’’

(da Lsdi del 28 marzo 2013)

Archivi giornalistici online sempre aggiornati. Lo ha stabilito il Garante per la privacyaccogliendo i ricorsi di due cittadini e ordinando a un gruppo editoriale di aggiornare alcuni articoli presenti nell’archivio storico on-line di un suo quotidiano.
La decisione riapre il problema della permanenza delle notizie sugli archivi digitali e del cosiddetto diritto all’ oblio, contrapposto al diritto di cronaca: un campo complesso su cui non c’ è ancora una norma specifica e che è soggetto quindi a varie interpretazioni.

Daniele Minotti affronta qui la questione con un intervento che offre un ampio quadro della situazione dal punto di vista giuridico e legislativo.

di Daniele Minotti

Il diritto all’ oblio vince la storia? L’esito finale era nell’ aria, ma, francamente, non si pensava a sviluppi così spediti e compressi nel tempo.

Nel nostro ordinamento il diritto all’ oblio, il diritto ad essere dimenticati, non è codificato. Almeno per il momento, perché la prima versione, tutta ancora da approvare, del regolamento europeo sulla privacy ne prevede l’ introduzione per tutti i Paesi dell’Unione. Ma è anche dubbio che il diritto alla rimozione dei propri dati dopo un certo periodo possa riguardare l’ attività giornalistica.

Ad ogni modo, il problema c’ è e, come è facilmente immaginabile, esso riguarda soprattutto gli archivi Internet, dove la notizia è letteralmente “permanente”.

Negli ultimi due anni, senza grandi clamori, si sono verificati alcuni accadimenti fondamentali sul tema che vanno ripercorsi anche per poter comprendere meglio le ultime novità.

E’  il gennaio del 2011 e, malgrado il diverso avviso del Garante, il Tribunale di Ortona condanna la testata online PrimaDaNoi a rimuovere un articolo, del 2006, riguardante una vicenda giudiziaria penale poi risoltasi felicemente per l’ indagato.

Il Garante aveva dato atto che, molto correttamente, la redazione aveva annotato tutti gli aggiornamenti del caso. Tuttavia, sulla scorta di “puntelli” giuridici assai generici (e poco pertinenti), il Tribunale ha ordinato la rimozione condannando, altresì, il direttore al risarcimento dei danni.

Aprile 2012. In Cassazione viene depositata la sentenza 5525/2012 della III sezione civile. Nella pronuncia si fa un ampio, quanto doveroso, excursus sui contrapposti diritti di cronaca e di identità personale (attuale), giungendo a tracciare una via mediana, cioè quella del riconoscimento del diritto di ottenere l’ integrazione ovvero l’ aggiornamento della notizia.

Gennaio 2013, la storia di Ortona si ripete: articolo già spontaneametne rettificato e aggiornato, stessa asserita violazione della riservatezza (contro il diritto di cronaca) e stesso ordine di rimozione con condanna al risarcimento.

Una “sentenza fotocopia”, coma la definisce PrimaDaNoi, peraltro sempre con quella scarna e poco pertinente motivazione che, francamente, è ancor più inaccettabile se si considera il pronunciamento della Cassazione.

E arriviamo ai giorni più recenti quando – si ricordi bene – il diritto all’ oblio è ancora in discussione a livello europeo.

Il Garante per la tutela dei dati personali annuncia due provvedimenti, adottati nei mesi scorsi, per certi versi innovativi. Il loro contenuto può essere semplicemente riassunto con la citazione di un passaggio comune: “ordina a […] di predisporre, nell’ ambito dell’ archivio storico on line del quotidiano […], un sistema idoneo a segnalare (ad esempio, a margine dei singoli articoli o in nota agli stessi) l’ esistenza degli sviluppi delle notizie relative al ricorrente”.

Si tratta, chiaramente, di un’ applicazione concreta dei principi espressi dalla Cassazione (la cui sentenza, infatti, è menzionata in motivazione) e che, lungi dal sacrificare il diritto di cronaca, pare essere una soluzione equilibrata e accettabile. Una sorta di obbligo di rettifica per fatti sopravvenuti che non pare seriamente potersi negare all’ interessato, specie relativamente alla cronaca giudiziaria penale.

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Pari diritti

Tutti parlano della relazione 2010 appena sfornata dal Garante Privacy. Sono 320 pagine molto ghiotte per chi si occupa dell’argomento (da QUI sono disponibili tutti i materiali).
La stampa ha insistito particolarmente sulle problematiche legate a smartphone, tablet e cloud.
Visto che nessuno, al momento, ne parla, io preferisco osservare che da pag. 108 della relazione si parla di blog (e anche di forum, per la verità) e si riconosce chiaramente il valore dell’art. 21 anche per tali strumenti di espressione del pensiero.
Lo sapevamo già, ma fa parecchio piacere che la cosa sia ricordata da un soggetto così autorevole.

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Privacy e Facebook: due parole

Non penso ci sia da dire molto.
La privacy su Facebook (in generale su molti – se non tutti i – social network) passa per due punti:
– il comportamento delle piattaforme circa i dati inseriti dagli utenti;
– la consapevolezza degli utenti.
Si fa presto a prendersela esclusivamente con le piattaforme. In realtà, molti pasticci dipendono dagli utenti e/o dagli amici degli utenti.
Ciò che manca è, appunto, la consapevolezza.
C’è stata occasione di parlarne durante i Sabati di Blumouse, con Marco Traferri e i suoi ospiti, proprio sabato scorso.
Segnalo i tre principali materiali citati:
– Raccomandazione/Risoluzione dei Garanti Mondiali
http://www.garanteprivacy.it/garante/doc.jsp?ID=1560474
– “Vademecum” del Garante italiano
http://www.garanteprivacy.it/garante/doc.jsp?ID=1614258
– Intervista al prof. Francesco Pizzetti (a cura di Vittorio Zambardino)
http://zambardino.blogautore.repubblica.it/2009/05/26/
Non penso ci sia da dire molto.
Buona lettura.

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