Leggo chez Guido di un comunicato SIAE circa il neo-pubblicato regolamento sul contrassegno SIAE che vorrebbe “rimediare” alla passata situazione di illegalità del contrassegno stesso.
Anche l’ultimo dei giuristi dilettanti capisce che quell’art. 1 comporterà mille pasticci perché è una norma subdolamente retroattiva laddove, almeno in penale, così non si fa…
Sì, perché SIAE parla di “temporaneo venir meno dell’obbligo del bollino”, ma così non è. Ancora, anche l’ultimo dei giuristi (anzi, qualsiasi persona conosca la nostra lingua) leggendo la sentenza della Corte di Giustizia delle Comunità Europee potrà capire che l’obbligo (voluto dal nostro Stato) in realtà non è mai stato legittimo (tranne che per i supporti cartacei). Mai, appunto. Non parliamo di una breve parentesi.
Sul ripristino, poi, ci sarebbe anche da dire che non è stata notificata la norma principale che prevede l’obbligo (art. 181-bis l.d.a.), ma soltanto il regolamento (norma secondaria) che, peraltro, rilancia ampliando il novero dei supporti da vidimare. Il che lascia parecchi dubbi sull’efficacia della notifica.
In realtà, la palese ambiguità di queste nuove regole (in barba a principi elementari del diritto), si manifesta nell’offerta di contrassegni gratuiti “sostitutivi” (invenzione tutta di SIAE, mai scritta in una legge) che, però, servirebbe ad evitare disagi ad esercenti e consumatori.
Staremo a vedere. Putroppo, ultimamente, si naviga sempre più a vista.
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Mi chiedo in quale altra nazione dopo anni di abusi ed una sentenza della corte di Cassazione non si riesca a fare chiarezza su un argomento così delicato, è chiaro che ci sono in gioco milioni di euro e rinunciarci e difficilissimo
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