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A volte ci sono già, parte II

Talvolta, le cose più evidenti ci appaino per ultime. Potrà sembrare un paradosso, ma a me, tra ieri e oggi, è successo proprio così.
Mi riferisco a quanto pubblicato ieri su Repubblica, commentato con uno mio post: la (presunta) proposta di Mariastella Gelmini di rendere penalmente punibile l’ingiuria anche su Internet, persino sui social network.
Come abbiamo visto, gli emendamenti dell’Onorevole sono stati ampiamente fraintesi dal chi ha scritto l’articolo. L’ingiuria è già punibile su Internet, anche via social network.
In realtà, però quello che veramente buca lo schermo sono tutti i commenti (al momento ben 79) che, oltre ad inveire contro la Gelimini a vario titolo, oltre a rappresentare demenziali dissertazioni giuridiche (italiani: un popolo di giuristi), pretenderebbero anche il libero sfanculamento telematico.
Io sono per un’ampia depenalizzazione di certi reati, però non so proprio se sia sostenibile il libero insulto telematico. E i diritti dell’insultato?

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A volte ci sono già

Sono proprio giorni caldi, anche per il diritto. Proprio oggi, in Commissione, si sono discussi i vari (troppi) disegni di legge sulla diffamazione.
Tra proposte e relativi emendamenti, sta nascendo un mostro.
Leggo il resoconto di Repubblica. Mi preoccupa subito il tintinnare di manette, ma, poi, mi soffermo sugli emendamenti presentati da Mariastella Gelmini, riassunti in questa frase del giornale

Ci sono poi una serie di emendamenti a firma della vice presidente del Pdl, Mariastella Gelmini, che potrebbero essere ribattezzate anti-Facebook o anti-Twitter. Gelmini infatti pensa di cambiare l’articolo 594 del codice penale sull’ingiuria inserendo, tra i mezzi attraverso i quali il reato viene commesso anche “la comunicazione telematica”, quindi qualsiasi scritto on line. Nella proposta le pene sono aumentate “qualora l’offesa sia commessa in presenza di più persone”, caso tipico delle piazze virtuali dei social network.

Non capisco, qui qualcuno ha preso una cantonata colossale. Le proposte della Gelmini esistono realmente e sono di quel tenore, ma:
– le norme dell’ingiuria sono già pacificamente applicabili (e applicate) alla telematica, compresi i social, anche senza quella specificazione;
–  l’art. 594 c.p. prevede già l’aggravante della presenza di più persone; personalmente, però, non l’ho mai vista applicare in un contesto di social network, anche perché potrebbero sorgere non pochi problemi nel riconoscere una presenza “virtuale”, non fisica.

Ergo: non esiste alcun emendamento anti-Facebook o anti-Twitter se non, evidentemente, nella fervida fantasia di chi ha scritto l’articolo.

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