Contrassegno SIAE: dalla Cassazione una batosta ancora più pesante (per la SIAE)

Arriva la Settima Sentenza (penale) sul bollino. Nessuna rivoluzione pro SIAE, anzi…
Mi preme evidenziare tre punti.

1. Contrariamente a quelli che non conoscono (colpevolmente) il Trattato CE/UE oppure sono in malafede

è appena il caso di rilevare come il giudice nazionale deve attenersi alla conclusione vincolante resa dalla Corte di Giustizia, in quanto, ai sensi dell’art. 164 del Trattato CEE, l’interpretazione del diritto comunitario da parte della Corte ha efficacia vincolante per tutte le autorità (giurisdizionali o amministra­tive) degli Stati membri, anche ultra partes. Una sentenza della corte interpreta­tiva di una norma comunitaria, infatti, si incorpora nella stessa e ne integra il precetto con immediata efficacia.

2. Incidentalmente, questa Sezione della Suprema Corte ha ritenuto che la formula più giusta sia “il fatto non costituisce reato” e non, come per gli altri provvedimenti, “il fatto non sussiste”. Personalmente, sono d’accordo.

3. Infine, c’è la questione dell’assenza del contrassegno come (seppur mero) indizio di illceità. Cassata, malgrato il diverso avviso delle precedenti sentenze:

Non può invece condividersi la tesi, prospettata nella medesima e in altre decisioni in pari data, secondo cui la mancanza del contrassegno potrebbe sem­mai essere valutata come mero indizio della illecita duplicazione o riproduzione, né tanto meno la tesi (sostenuta dalla sentenza della Sez. III, 12.2.2008, n. 13836, El Assi) secondo cui «se trattasi di opera sulla quale l’apposizione è ob­bligatoria, la mancanza assume particolare valenza indiziaria in ordine all’illecita provenienza del supporto e, valutata unitamente alle altre circostanze del caso concreto, può giustificare l’affermazione di responsabilità».
E difatti, come chiaramente traspare da questa motivazione, attribuire alla mancanza di contrassegno Siae il valore anche di mero indizio di una attività illecita altro non significa, in sostanza, che continuare a ritenere che l’apposizione del contrassegno fosse appunto obbligatoria e che quindi il non aver rispettato tale obbligo significhi indizio di un comportamento illecito.

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