Beppe Grillo e Peppermint

Siamo ancora qui, col caso Peppermint.
Leggo sul blog di Grillo questo interessante passaggio: "Chi vuol fare ascoltare una canzone dal suo pc può usare delle applicazioni P2P come BitTorrent e eMule. Il brano è ascoltabile da chiunque si colleghi. Se il brano l’ho comprato, sta sul mio pc e lo voglio rendere disponibile a chi mi visita perchè non posso farlo?".
La risposta, a mio parere, e’ molto semplice, tranne per chi non vuole cercarla (e non vuole accettarla). Sta nella legge, giusta o sbagliata che sia.
Art. 171, comma 1, l.d.a. (per estratto): "Salvo quanto previsto dall’art. 171-bis e dall’articolo 171-ter, è punito con la multa da lire 100.000 a lire 4.000.000 chiunque, senza averne diritto, a qualsiasi scopo e in qualsiasi forma:
[omissis]
a-bis) mette a disposizione del pubblico, immettendola in un sistema di reti telematiche, mediante connessioni di qualsiasi genere, un’opera dell’ingegno protetta, o parte di essa
".
Non penso che il legittimo acquisto del brano legittimi la messa a disposizione via P2P.

Posted in Diritto d'autore.

8 Responses to Beppe Grillo e Peppermint

  1. fenicia says:

    Basterebbe solo che la musica e i film avessero un prezzo accettabile e tutti li compreremmo originali. Purtroppo però la voglia di speculare e di guadagnare, paradossalmente, fa in modo che le grandi e piccole case discografiche guadagnino ancora meno…

  2. Gianluigi says:

    Il tuo commento è senza dubbio preciso e vero,ma ciò che traspare dalle parole di Beppe è che se a suo tempo si fosse adottato un maggiore buonsenso nel legiferare sul diritto d’autore non ci saremmo trovati di fronte a situazioni paradossali come questa.Ora dobbiamo fare i conti con dei mostri giuridici.

  3. Tangue says:

    sembra che il garante si sia svegliato e voglia costituirsi in giudizio per verificare come i tedeschi siano entrati in possesso dei dati dei quattromila.
    “Buongiorno!”, mi verrebbe da scrivere.

  4. Frank77 says:

    Non condivido il tuo parere.
    La legge dice che è punito,”chiunque senza averne diritto metta a disposizione del pubblico etc….”,ma il ragionamento di Grillo si basa sul fatto che avendola comprata io ne ho diritto,e siccome la legge non specifica quando se ne ha diritto, secondo me lui ha ragione.

  5. Minotti says:

    @Frank77
    Purtroppo, nel diritto d’autore non funziona come dal fruttivendolo.
    Se tu compri una mela, ci fai quello che vuoi: la mangi, la dai al cane, la butti via.
    Con l’opera dell’ingegno non acquisti una proprieta’ ma un limitato diritto d’uso.
    E’ questo che sfugge a Grillo. Se ne fosse consapevole invocherebbe una riforma della legge (improbabile, peraltro).

  6. MFP says:

    Daniele, lungi da me voler sbrodolare fuori dal mio campo ma si fa per discutere… a me risulta che neanche l’autore è proprietario dell’opera (gode di diritti morali incedibili e materiali cedibili, ma non di un diritto di proprietà). Anzi, a me risulta che le opere non abbiano proprietari… sono beni pubblici (indisponibili) nel nostro ordinamento e “public goods” in quello anglosassone. A quanto ho capito ciò che suscita quesiti come quelli di Grillo è una forza sproporzionata per quanto concerne “i contratti”… io interpreterei (ma non so se è da fruttivendolo che non vuole accettare la realtà) che quel “opera d’ingegno” non possa essere riferita a opere d’autore (semmai al pezzo di plastica o carta che le contiene).

  7. Minotti says:

    @MFP
    L’indisponibilita’ e’ dei diritti morali (es.: paternita’), non di quelli patrimoniali (es.: privative varie).
    L’acquirente di un brano musicale (anche *dematerializzato* come su iTunes), di regola non ha certi diritti come quello di distribuzione.
    Tutto qui. Il discorso di Grillo e’ semplicistico, molto demagogico.

  8. MFP says:

    Daniele, porta pazienza con me, in particolar modo se non sono estremamente esatto con le parole come dovrebbe essere parlando di diritto… ma quando parli di “distribuzione” di che parli? Io leggo nel codice civile che i diritti materiali degli autori riguardano SOLO lo sfruttamento economico. Il resto sono diritti morali sacrosanti ma che al fine di questa discussione ci riguardano poco (parliamo di scambio tra me e te in pantofole la sera davanti ad un monitor: “toh Danie’, guarda ‘sta foto che fa sgarrà dalle risate”; non è il giorno in ufficio: “tieni Daniele, usa questa foto di Mario Rossi per il tuo pezzo retribuito da pubblicare su Repubblica.it; e se ti ci scappa ricordati degli amici… magari il 10%”; fermo restando che l’autore della foto può sempre chiedere che sia ritirata dalla circolazione se gliela storpiamo o lo offendiamo con l’uso che ne facciamo). Quindi “distribuzione” a me ignorante suona come “distribuzione per sfruttamento economico”… o no?

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