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La ragion fattasi, su Internet – Updated

Chiedo consiglio perché la cosa, per me, è gigantesca eppure c’è chi la giustifica, totalmente e senza riserve.

Da tempo, gira un video, molto crudo. Si tratta di un filmato amatoriale, da telefonino, che riprende una scena di aggressione a calci, pugni e insulti.

Carnefice una ragazzina, vittima una ragazzina. Minorenni. Intorno, una riga di ragazzini non meno abbruttiti rispetto alla scena che recitano più o meno inconsapevolmente.

Fatto di cronaca di un paio di anni fa. Bullismo, con quel termine che genera scandalo a tutte la latitudini sociali.

Qualche idiota (verosimilmente il ragazzino che ha ripreso la scena) ha pensato bene di postarlo su Facebook, da qui la diffusione. Poi, grazie anche all’intervento di un Collega, il video è stato rimosso. Molto semplice, credo: pensiamo almeno all’umiliazione della vittima, totalmente riconoscibile (non pixelata o altro).

Nel frattempo, anche i media lo riprendono e, forse, anche perché tenuti dalla Carta di Treviso (tutti gli altri possono fottersene allegramente), pixelano i visi dei minori ritratti (vittima e carnefice, financo gli spettatori e giovani cineasti cretini).

La storia sfuma, finisce al Tribunale per i Minorenni. Non so che fine abbia fatto, ma la giustizia se ne sta occupando (bene o male, non so, ma se ne sta occupando).

Però… la Rete ha memoria e il video, quello senza pixel (che viene addirittura definitivo “senza censura” – ma censura de che?), riemerge dalla cloaca e te lo ritrovi, ad esempio, ripubblicato su Facebook da un fesso patentato, con un nick da criminale e che esibisce una “filosofia di vita” ben oltre l’imbarazzante (lodi a Mussolini comprese).

Bullismo. Eppure…

Eppure, malgrado sia un profilo chiaramente rivolto ad attirare clic e di una volgarità assoluta, c’è sempre qualcuno che entra in vibrazione con la sua pancia. E – questa è la cosa più grave – posta ulteriormente quei vomiti di disumanità.

Ora, a precisa contestazione fatta ad una persona che l’ha rilanciato (migliaia, in totale), leggo che la “ragione giustizia”, quasi un dovere di mostrare il viso della carnefice (minorenne), di fatto prevarrebbe sull’esposizione della vittima.

Il tutto condito con frasi del tipo “se fosse stata mia figlia non avrei fatto ricorso alla giustizia”.

Bene, questo è ciò che insegniamo ai nostri figli: a farci giustizia da soli, per di più su Facebook, culminando con la totale insensibilità rispetto alle ragioni della vittima esposta, quasi più della sua carnefice, al pubblico ludibrio.

Non è bullismo tanto diverso da quello che si vorrebbe denunciare.

Una ragazza, poteva essere mia figlia. Proprio oggi, la festa della donna.

Aggiornamento del giorno dopo, 9 marzo 2016: ho contattato Facebook segnalando, con l’apposita procedura, il video in questione per motivi di esplicita violenza (non per violazione della privacy). Rispondono che è conforme ai loro standard.
Amen.

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