Search Results for: gentiloni

Gentiloni: un incapace di successo

Paolo Gentiloni, novello ministro, suo malgrado è arcinoto alla Rete, specie per le sue stupidaggini, per i suoi atti di conclamata incapacità.
Una stringa soltanto qui
https://www.minotti.net/?s=gentiloni
Sui motori di ricerca gliela risparmio.

Posted in Varie | Tagged | Leave a comment

Un giurista per Gentiloni

Io penso che i nostri governanti dovrebbero sempre parlare previa consulenza, anche legale.
Succede che Gentiloni, a Iab 2007, dice sicuramente delle belle cose (v. ANSA). Tra l’altro, per l’ennesiama volta sentenzia senza esitazioni che "sul Web e’ impensabile applicare i criteri della legge sull’editoria concepita per la carta stampata’ in particolare per cio’ che riguarda diffamazione aggravata e responsabilita’ del direttore".
Peccato che una diffamazione telematica sia gia’ aggravata, al pari di quella propria della stampa (art. 595, comma 3, c.p.) e soltanto se c’e’ l’attribuzione di un fatto determinato la stampa (e non il Web) viene sanzionata piu’ rigorosamente (art. 13 l. 47/48).
Bisognerebbe saperle, queste cose. Altrimenti sembra (?) proprio demagogia.

Posted in Internet e stampa | Leave a comment

Blog e responsabilita’: quelle che Gentiloni non dice

Il mese scorso avevo parlato del question time di Gentiloni sulla natura giuridica dei blog. Io sono sempre stato ottimista e forse ingenuo: ho creduto alle risposte di Gentiloni.
Valentino Spataro, invece, e’ stato, da subito, molto scettico ed, effettivamente, io oggi mi devo ricredere avallando, in linea di massima (devo approfondire), le piu’ recenti conclusioni di Valentino.
Motivo? Basta leggere il ddl approvato dal Governo. Certo, prima che diventi legge dovra’ passare ai due rami del Parlamento, con tutte le (eventuali) modifiche. Ma la lettura del testo vale a sbugiardare il nostro Ministro: il ddl tende ad equiparare i blog (e non solo) alla stampa con tutte le responsabilita’ che ne discendono.
Per adesso, dico che e’ una cosa molto seria: leggete e diffondete.
(to be continued)

Posted in Internet e stampa | 3 Comments

Autopromozione: Decreto Gentiloni su Interlex

Cammarata ha pubblicato un mio intervento sul decreto di cui all’oggetto.
Su Interlex. Anzi, copio e incollo qui sotto.[[SPEZZA]]

Perché il "decreto Gentiloni" non piace ai provider

Il decreto Gentiloni non piace ai provider. Non sempre lo si dice apertamente e nelle sedi ufficiali. Penso, però, che non si possa sostenere il contrario.
C’è, anzitutto, un motivo economico, evidente. Sebbene le regole più dettagliatamente tecniche siano ancora da scrivere, organizzarsi per il filtro dei siti segnalati dal Centro costa, anche tanto. Colpo mortale ai piccoli provider, tanto per cominciare. Poi, ci sono anche i tempi. Non è detto che quelli voluti dal Ministro siano sufficienti. Infine, c’è il timore che la procedura di oscuramente possa inibire anche l’accesso a siti non illeciti.

C’è, però, qualcosa di cui i provider, piccoli o grossi, che sono invitati al tavolo delle trattative non sembrano rendersi conto.
Mi riferisco alle sanzioni penali non espresse, che vanno ben oltre – in punto gravità generale – rispetto alle pur non trascurabili sanzioni pecuniarie di cui all’art. 6, cui si possono aggiungere in virtù della clausola di riserva con la quale esordisce la disposizione appena citata.

Poco meno di quattro anni fa commentavo, su questa stessa rivista, il decreto 70/2003 in tema di commercio elettronico. Concludevo – penso senza sbagliare troppo – che quelle norme, malgrado la possibile strumentalizzazione (e, oggi, le più recenti discussioni su casi come quello di GoogleVideo), non avrebbero comportato particolari responsabilità penali in capo ai provider.
Il motivo? Al di là dell’articolato sin troppo chiaro, è sufficiente leggere i considerando della direttiva da cui origina (
2000/31/CE). Che, in generale, fanno riferimento all’apertura dei mercati e alla libera circolazione di merci e servizi, volendo evitare che la responsabilizzazione dei prestatori divenga un ostacolo a questi obiettivi (anche se, va detto, il n. 8 chiarisce che non è tra gli scopi della direttiva stessa quello di armonizzare il diritto penale in quanto tale).

Oggi, però, la situazione è parecchio cambiata. Tre sono i riferimenti legislativi rilevanti nella mia argomentazione:
1) l’art. 40, comma 2, c.p. che codifica i cd. “reati omissivi impropri”;
2) il predetto DLgv 70/2003;

3) il recentissimo decreto Gentiloni.
Circa il primo punto, occorre ricordare che il nostro ordinamento contempla una norma (il citato art. 40, comma 2, c.p.) secondo la quale “non impedire un evento, che si ha l’obbligo giuridico di impedire, equivale e cagionarlo”.

Un poliziotto, ad esempio, si trova in questa “posizione di garanzia” proprio perché vi sono delle regole che gli impongono di impedire un evento penalmente rilevante. Se non lo impedisce, è come se lo cagionasse in prima persona. La legge è molto chiara.
In merito al decreto del 2003, ancora oggi penso di poter affermare che esso non fissava, in capo al prestatore di servizi della società dell’informazione, una “posizione di garanzia” valevole ai sensi del predetto art. 40, comma 2, c.p. Detto altrimenti – e per riprendere il discorso precedente – il decreto non stabiliva alcun obbligo di impedire l’evento.

Ma, con il decreto Gentiloni, ci sono grosse novità (anche se riguardano i soliti provider di connessione e non, ad esempio, gli hosting provider).
Se, infatti (e giusto per citare soltanto la norma fondamentale), “i fornitori di connettività alla rete Internet sono tenuti a procedere alle inibizioni entro 6 ore dalla comunicazione, fornendo la comunicazione dell’avvenuto oscuramento al Centro, secondo i criteri di cui al comma 1” è chiaro che ove non provvedessero conformemente (e, comunque, nelle sei ore) scatterebbe quella che, secondo me, non potrebbe non essere una corresponsabilità penale nella diffusione di materiale pedopornografico (art. 600-ter, comma ter, c.p.).

Penso che il “dolo” di non oscurare sia, in realtà, un’ipotesi remotissima, sostanzialmente teorica. Non riuscirei proprio ad immaginare un provider che, consapevolmente, ritenesse di non dover “obbedire”.
Penso, piuttosto, ai casi di problemi di comunicazione. Personalmente – visto che mi è stato anticipato l’uso di questo mezzo – non vedo, nella posta elettronica, un mezzo di comunicazione infallibile. Neppure nella versione PEC (Posta Elettronica Certificata) che, comunque, il legislatore sembra aver dimenticato (per non parlare della PA tenuta ad adottarla). Nessuno, allo stato. può dare la certezza della lettura dell’email. Soltanto, è tecnicamente possibile avere una prova, legale, della ricezione.

Personalmente, considerato l’atteggiamento particolarmente intransigente in tema di pedopornografia, temo che qualche operatore di giustizia particolarmente zelante, non riscontrando l’oscuramento nei termini previsti potrebbe denunciare il provider.

Eccessiva apprensione? E’ possibile, ma ritengo anche che, su questo punto, si debba avere qualche chiarimento al tavolo delle trattative, sicuramente al fine di concordare mezzi pienamente affidabili perché, come visto, non è soltanto questione di garantire “l’integrità, la riservatezza e la certezza del mittente del dato trasmesso”.

Posted in Leggi e leggine | Leave a comment

Ancora sul Decreto Gentiloni

Key4biz riferisce della posizione ufficiale di Isoc Italia sul decreto di cui all’oggetto. Tendenzialmente negativa.
Cose che si sapevo gia’, per averle lette in giro, ma giustamente riproposte in un unico documento.

Posted in Leggi e leggine | Leave a comment

Infosecurity e Decreto Gentiloni

Sono reduce, come qualcuno sa, da una trasferta Milanese a Infosecurity 2007.
Invitato da Assintel per uno speech, ho incontrato anche un po’ di gente di Sikurezza.org: Calamari, Zanero, Matteo Flora e, last but not least, Naif. In altra sede, c’erano anche Perri e Ziccardi.
Bene, ma torniamo all’evento Assintel.
Da parte mia, ho detto che, secondo me, con il Decreto citato i provider (di connessione) sono abbastanza in mezzo, in una posizione piuttosto scomoda.[[SPEZZA]]
La regole tecniche devono essere ancora precisate (a quanto mi e’ stato detto), ma, per attuarle, ci vorranno tempo e denaro. Evidenti le ricadute sui piccoli provider.
Poi ci sono le responsabilita’. Anche quelle penali che, forse, sfuggono. Ma ne parlero’, a brevissimo, in un articolo che dovrebbe uscire su Interlex.
Mi sono permesso di dire che il Decreto non piace molto ai provider. Mi appare evidente. Basta sfogliare il sito AIIP. Assoprovider mi sembra che non spenda una sola parola.
Beh, ovviamente, mi e’ stato risposto che i provider sono d’accordo col Decreto non foss’altro per la possibilita’ di salvare anche un solo bambino.
A parte la discutibile equazione oscuramento=salvataggio, ho fatto notare che ho due figli. E se non mi si prova che abuso di loro (o di altri infanti) l’argomento – come amano dire i magistrati agli avvocati – e’ privo di pregio.
Insomma, saro’ anche paranoico, ma non puoi essere critico su qualcosa che riguarda la lotta alla pedopornografia che, subito, ti danno del "filo-pedofilo".
Dimenticavo. A microfoni spenti mi e’ stato detto che, in effetti, il Decreto non piace.

Posted in Leggi e leggine | 3 Comments

A Gentiloni richiesta

Lo sanno gia’ praticamente tutti. Il cd. "decreto Gentiloni" e’ stato pubblicato in Gazzetta.
Trattasi, per la precisione, del D.M. Comunicazioni 8 gennaio 2007. Pubblicato QUI, sul servizio Gazzetta del Comune di Jesi (l’IPZS rende disponibili soltanto gli ultimi 60 gg., dunque destinato a svanire…).
Non piace a molti.
Come per l’oscuramento dei siti di gambling online non in regola con l’AAMS, viene visto come un provvedimento censorio.
In piu’, carica di responsabilita’ gli ISP.
In piu’, potrebbe portare all’oscuramento di siti non illegali.
In piu’, infine, pare che sia facilmente aggirabile (v. Matteo G.P. Flora a Infosecurity2007).
Assez?

Posted in Leggi e leggine | 2 Comments

Il decreto Gentiloni

Dopo l’annuncio del 2 scorso, tutti ne parlano. Punto Informatico dedica uno spazio di due pagine. C’e’ anche il testo della bozza.
Io, pero’, aspetterei il testo definitivo e ufficiale.
Riaggiorniamoci.

Posted in Leggi e leggine | 1 Comment

Internet non è un luogo (reprise)

Non è la prima volta che sento dire che Internet sarebbe un “luogo”. Questa volta è toccato al premier Gentiloni, per la verità non sempre a suo agio con le questioni di Rete.
Ecco il nucleo delle sue ultimi dichiarazioni: “I percorsi di radicalizzazione si Sviluppano soprattutto in alcuni luoghi: nelle carceri e nel web”.
Un carcere è un luogo, lo capiamo tutti. Un luogo dove, in effetti, dalla privazione della libertà in giù l’individuo è notevolmente sollecitato, anche in negativo.
In quanto luogo, dunque, si può cercare di migliorarne lo stato affinché non generi mostri.
Il Web, invece, non è un luogo, non c’è nessuno, cosa vuoi fare?
La Rete è un mezzo, come il telefono, ad esempio. E come tale va trattato.
Se non si capisce questa cosa elementare non si risolve nulla.

Posted in Diritti digitali | Tagged , | Leave a comment

Provvedimenti atipici? – UPDATED 3

Riprendo il discorso del post precedente e faccio una premessa che penso doverosa. La situazione è molto confusa, le notizie frammentarie e non necessariamente attendibili al 100%. Quindi… cautela. Diciamo che si fanno delle ipotesi. Poi, se arriva qualcosa di nuovo, si consolida e si cambia opinione, eventualmente.
Partiamo dalle testimonianze.
Il già citato Bhurro (se non funziona il link al post, andate in homepage) mi sembra il più informato.
Dice che ieri mattina si è svegliato, ha provato ad andare in Baia e si è ritrovato sul muso una di quelle classiche “pecettone” che si vedono sui siti sequestrati.
Il testo: “Guardia di Finanza. Nucleo di Polizia Tributaria di Bergamo. Inibizione dell’accesso al sito in esecuzione di provvedimento dell’Autorità Giudiziaria P.P. n. 10322/08 RGNR – mod. 21, acceso presso la Procura della Repubblica del Tribunale ordinario di Bergamo. colombo-bt.org”. Segue una veloce traduzione in inglese.
Io, al momento, il “pecettone” non l’ho visto (mi dà, come a molti, semplicemente non raggiungibile) però mi riesce difficile pensare che Bhurro si inventi una cosa del genere (ma ci sono altre incongruenze, come sarà già saltato agli occhi).
Infine, riferisce di aver saputo, girando un po’ di forum, che tutto sarebbe partito da un’ordinanza del GIP di Bergamo inviata, via fax, a tutti (o quasi) i provider e volta all’inibizione dell’accesso alla Baia.
Curiosando ancora un po’ in giro, si scopre sul blog di The Pirate Bay è scritto che il “responsabile” di questo attacco alla libertà di espressione del pensiero (molti la pensano così) non sarebbe tanto Berlusconi, ma, indirettamente, Giancarlo Mancusi, come si sostiene in giro vero braccio violento del primo (sic). Il magistrato (perché si tratta di un pubblico ministero di Bergamo, peraltro il n. 2 della Procura) è, in effetti, colui che ha condotto le indagini contro colombo-bt.org. Quanto ritrovato da Bhurro, proprio perché riferito a quest’ultimo sito, potrebbe confermare, a mo’ di svista nell’inserimento del “cartello”, il coinvolgimento del magistrato. Ma, per adesso, io non ho trovato una fonte certa. Personalmente, poi, non ho alcuna notizia circa un collegamento così stretto tra Berlusconi e il dott. Mancusi. Se a voi risulta qualcosa, ci sono i commenti. E anche se fosse, non se se potremmo avanzare tesi così forti, eccessive.
Al di là di ciò, di quanto mi sembra espressione disordinata di malumore politico come accaduto per la vicenda di Matteo Flora, si traggono conclusioni che fanno prendere vie molto sbagliate e, allora, non si può pretendere alcuna soluzione al caso. Molti sono distanti anni luce dalla giusta via.
Cominciamo da alcune inesattezze, anche omettendo i nomi (non servono, a mio parere). Parliamo di ruoli e legge, magari sulla scorta del caso fotocopia riferitoci dal già linkato Eco di Bergamo.
Se c’è veramente un GIP di mezzo (e attenzione: il fatto che il “pecettone” parli di Procura significa soltanto che i provvedimenti del GIP li esegue, appunto, la Procura), con ogni probabilità si tratta, formalmente, di un decreto (non di unìordinanza) di sequestro preventivo (art. 321 c.p.p.) emesso, nelle indagini preliminari, dal GIP su richiesta del pm. Francamente, sulla scorta delle informazioni che abbiamo, non vedo altra possibilità.
Il problema è che, come suggerito dal sempre attento lorenzodes nei commenti al post precedente, l'”inibizione all’accesso” non corrisponde ad alcuna figura tipica tra le misure cautelari reali. E, francamente, non penso che il GIP se la possa inventare.
Ma inizibione (a me, a te, agli utenti che si collegano con un ISP italiano) non è certo sequestro (che come molti sanno, si fa molto diversamente anche se la legge tace).
Allora, sbaglio io nella mia ipotesi oppure la misura è illegale. C’è una terza via possibile? Penso di no, anche se, spero, presto sapremo qualcosa di più.
Per completezza, escludo che si sia agito con gli strumenti di inibizione di siti di gambling non “convenzionati” AAMS o di pedopornografia (il provvedimento di Gentiloni di cui dicevo al post precedente). Anzittutto, come per colombo.bt.org, è sostanzalmente certo che si parla di diritto d’autore (in relazione alla cui violazione non esistono strumenti del genere), poi i provvedimenti di inibizione non spettano alla magistratura.
Vediamo un po’. Sono realmente curioso.

Aggiornamento del 10 agosto 2008, ore 19:50: Pare che Enzo Fogliani abbia già espresso le sue perplessità. Ed è molto cauto, ovviamente.

Aggiornamento dell’11 agosto 2008, ore 10:15: Dove riesce ad arrivare la mente pur di giustificare le proprie tesi. Questo blog sostiene che il dott. Giancarlo Mancusi sarebbe l’autore di questa tesi di laurea. Peccato che il dott. Mancusi a Bergamo sia Sostituto. Sarà laureato da trent’anni, probabilmente anche di più…
Ripeto che muovendosi così si perde di vista il nocciolo della questione, allontanandosi sempre di più dalla via giusta.
Quanto appena scritto (e che ho barrato) è una grossa sciocchezza. Chiedo scusa e mi correggo. Ero convinto di aver letto, da qualche parte, che Mancusi era aggiunto (e non sostituto). QUI la scheda di tesionline.

Aggiornamento dell’11 agosto 2008, ore 12:30: Pseudotecnico ci spiega molto bene perché Bhurro, provando a collegarsi a TPB, ha visto il “pecettone” relativo al colombo-bt. Che pare non essere una svista degli operanti, ma question tecnica di DNS.

Posted in Diritti digitali, Diritto d'autore | Tagged , , , | 14 Comments