Lesa maestà analogica (edit) (edit molto importante)

 PCT

Insomma: in pieno vigore di PCT non depositare la stampata lede la maestà, analogica, del Collegio. E, per tali motivi, merita una sanzione di ben 5.000 euro ai sensi dell’art. 96, comma 3, c.p.c. Tutto perché ci sarebbe un protocollo di ben poco valore vincolante, che va oltre (e anche un po’ contro) la legge e che, comunque, riguarda un feudo locale.

Il codice di procedura civile, in effetti, prevede una regola interessante, pure condivisibile. Eccola:

Art. 96.

(Responsabilità aggravata)

Se risulta che la parte soccombente ha agito o resistito in giudizio con mala fede o colpa grave, il giudice, su istanza dell’altra parte, la condanna, oltre che alle spese, al risarcimento dei danni, che liquida, anche d’ufficio, nella sentenza.

Il giudice che accerta l’inesistenza del diritto per cui è stato eseguito un provvedimento cautelare, o trascritta domanda giudiziale o iscritta ipoteca giudiziale, oppure iniziata o compiuta l’esecuzione forzata, su istanza della parte danneggiata condanna al risarcimento dei danni l’attore o il creditore procedente, che ha agito senza la normale prudenza. La liquidazione dei danni è fatta a norma del comma precedente

In ogni caso, quando pronuncia sulle spese ai sensi dell’articolo 91, il giudice, anche d’ufficio, può altresì condannare la parte soccombente al pagamento, a favore della controparte, di una somma equitativamente determinata.

Ora, io non sono un civilista. Mi si vede, talvolta, in sede civile per questioni particolari di cui mi occupo e, comunque, degnamente assistito da partner adeguati. Però penso di potere affermare che il provvedimento, a volergli fare un complimento, è realmente aberrante, al di fuori di ogni regola, specie di quella menzionata. L’art. 96 c.p.c. nasce per sanzionare una qualche scorrettezza alla controparte (ad esempio, la “lite temeraria”) e, invece, viene usato per punire una supposta “scortesia” al giudice (peraltro, alcune fonti mi dicono che quella copia non è più dovuta, nella prassi). Un uso distorto di una regola nata per ben altri scopi. E non si comprende se in ciò c’è arroganza e/o volontà di affossare il PCT con gli stessi suoi strumenti.

Qual è il problema? Non c’è un solo problema, ce ne sono diversi, sono quelli che ho citato e forse anche di più.

Ma l’aspetto drammatico di tutto è quanto ho anticipato: un’Italia che soffoca nel misoneismo di chi osteggia il progresso andando anche contro la legge.

Abbiamo un magistrato che, senza pensare al bene che può fare il processo telematico e pur essendo tenuto, per legge, ad accedere al documento informatico sembra abbia preferito “vendicarsi” per un presunto – quanto insussistente – sgarbo, peraltro forzando non poco una norma di legge.

Certi atteggiamenti vanno stroncati, sono contro la Giustizia e il progresso.

Edit: ne parlano anche Simone Aliprandi e Nicola Gargano. Sono certo che se ne aggiungeranno altri, stay connected. E anche Andrea Lisi.

Ri-edit: intanto, Simone Aliprandi tenta una raccolta di “prassi” sulla “copia di cortesia”, con tanto di foto scattate in varie sedi giudiziarie.

Edit molto importante: Montata la polemica, su una bacheca Facebook viene fuori questo provvedimento, successivo a quello di cui sopra

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