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Cassinelli. The Comeback

Premessa.
E’ un Amico, un Collega del medesimo Foro, è stato mio Consigliere dell’Ordine, abbiamo un grande Amico in comune, frequentiamo gli stessi *lidi*.
Detto ciò, soprattutto per tacitare eventuali ditini alzati, per chi non ricordasse Roberto Cassinelli (sei, sette, otto e oltre anni fa, tempi enormi per Internet), suggerisco una stringa su questo blog.
Cassinelli ritorna (ora al Senato) a seguito dell’accoglimento delle dimissioni accolte di Augusto Minzolini.
Personalmente, credo che sia un buon (ri-)acquisto per la Rete all’interno di quel Parlamento che dà un po’ troppo i numeri sulle questioni telematiche.

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La vera storia dell’emendamento Cassinelli

Dopo la notizia dell’approvazione, in Commissione, dell’emendamento Cassinelli volto a “salvare” i blog dal paventato obbligo di rettifica, pare che tutti si siano finalmente calmati.

Io, però, vedo ancora un po’ di confusione in giro, per esempio proprio sul testo dell’emendamento Cassinelli. Ne sta girando una vecchia versione (sostanzialmente, quella di due anni fa), più complessa e gravosa.

L’emendamento, però, è quello che riporto sotto, ricevuto direttamente dal “padre”, vale a dire dallo stesso on. Roberto Cassinelli il quale mi ha confermato che quello precedente (il n. 1.950 rintracciabile QUI) pur formalmente sopravvissuto sarà “sovrascritto” da questo più recente

#Al comma 29, lettera a), capoverso, secondo periodo, sostituire le parole: i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica con le seguenti: i siti internet che recano giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica e registrati ai sensi dell’articolo 5.

#Conseguentemente, al medesimo comma:

##lettera d), sostituire, ovunque ricorrano, le parole: i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica con le seguenti: i siti internet che recano giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica e registrati ai sensi dell’articolo 5.

##lettera e), capoverso, sostituire le parole: delle trasmissioni informatiche o telematiche, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica con le seguenti: dei siti internet che recano giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica e registrati ai sensi dell’articolo 5,

Ora, non c’è più spazio per dubbi: il testo è chiaro e chirurgico nell’escludere le realtà non professionali.

Detto ciò, vorrei fare una piccola precisazione. Io sono tra quelli (pochi, però aumentati di numero, ultimamente) che pensavano che ogni emendamento fosse superfluo. Ciò perché quell’estensione dell’obbligo di rettifica era posta pur sempre all’interno di una legge – la 47/48 – riguardante (esclusivamente) la stampa; sicché a questa e soltanto a questa si sarebbe potuta applicare e non ai siti amatoriali.

E’ quella che, nel nostro linguaggio, si chiama “interpretazione sistematica” ed è prevista dall’art. 12 delle Preleggi.

E’ stato detto che l’affannarsi di emendamenti costituisse, invece, prova dell’applicabilità a tutta la Rete con la conseguente necessità di rimediare, appunto, tramite emendatio.

Non credo che, in assenza di qualcosa di più, si tratti di un argomento sufficientemente solido: i politici si affannano sovente per ragioni politiche e non giuridiche, mentre molti tra i proponenti non sono giuristi, dunque non posso fare diritto..

Mi consola il fatto che un giurista – appunto, Cassinelli – dia un qualche valore alla mia tesi, osservando che l’emendamento rappresenta anche un mezzo per evitare interpretazioni giudiziarie non conformi.

Quello che ho sempre sostenuto anch’io.

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L’ammazzaammazzablog

Con Roberto Cassinelli ci conosciamo da anni. Abbiamo un carissimo amico in comune, è un Collega ed è stato Consigliere del mio CDO.
Non ho avuto difficoltà ad ottenere un’intervista sul suo emendamento all'”ammazzablog” (il famoso comma 29 dell’art. 1 del ddl sulle intercettazioni). In una manciata di battute, chiarisce molte cose e – perdonatemi la presunzione – ha detto delle cose positive anche sulla mia interpretazione.
Alessandro D’Amato di Giornalettismo è stato sempre molto attento al tema. Ne abbiamo discusso ed abbiamo deciso di realizzare questa cosa insieme, a “reti unificate”.
QUI su Giornalettismo, qui sotto per il mio blog, appunto.

Anzitutto, quello che credo interessi ai più: si può confidare nell’approvazione del suo emendamento? In quali tempi?

L’emendamento in Commissione ha raccolto il sostegno di tutte le forze parlamentari, con l’esclusione dell’Italia dei valori. Pertanto, si può ragionevolmente pensare che in Assemblea non ci si discosti dal voto della Commissione. Quanto alla tempistica, credo che la prossima settimana potrebbe essere decisiva per il voto sul ddl intercettazioni.

Alcuni ritengono – ed io sono tra questi – che il testo originario, cioè quello facente riferimento generico ai “siti informatici”, non fosse applicabile, indistintamente, a tutte le realtà, ma soltanto alla “stampa” vera e propria, con tanto di registrazione, direttore, redazione, ecc. Ciò in considerazione della collocazione all’interno della l. 47/48 appunto sulla stampa. Cosa pensa di questa interpretazione?

Che può essere condivisa, ma non è l’unica: ciò significa che il dettato normativo del ddl, così com’è, lascia spazio a troppi dubbi.

Perché, dunque, ha inteso presentare l’emendamento?

Per evitare interpretazioni giurisprudenziali di senso opposto a quella poc’anzi illustrata. Già in passato abbiamo potuto appurare che i giudici, quando si tratta di tratta di internet, si consentono un ampio margine di manovra. È un rischio che il mio emendamento vuole scongiurare.

Sui media vi è molta confusione, anche relativamente al testo da Lei presentato, forse a causa di una Sua prima proposta formulata due anni fa e decisamente più gravosa rispetto a quella odierna. Può spiegarci gli effetti pratici della Sua nuova ipotesi di modifica?

L’obbligo di rettifica on-line varrà solo ed esclusivamente per le testate giornalistiche registrate. Tutti gli altri siti internet non dovranno preoccuparsene.

E’ noto a tutti i caso di Carlo Ruta, lo storico siciliano condannato, anche in appello, per stampa clandestina in relazione al suo blog. Vi è il pericolo che altri siti possano essere riconosciutistampa, pur senza essere registrati, e sottoposti alla disciplina della rettifica con le conseguenze di legge?

Tempo fa proposi di modificare la legge sulla stampa al fine di chiarire definitivamente che solo i siti delle testate giornalistiche, o i veri e propri quotidiani on-line, debbono essere considerati stampa e quindi registrati presso il Tribunale. La mia proposta di legge giace nel 2008 presso la Commissione cultura della Camera, senza che sia ancora stata esaminata. La sentenza del Tribunale di Modica, alla quale la domanda fa riferimento, dimostra che il problema esiste e va affrontato. C’è da dire pure, però, che il noto caso di Carlo Ruta è finora l’unico in un’Italia che conta un enorme numero di siti web gestiti amatorialmente.

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Provaci ancora, Bob

Giusto ieri, l’on. Roberto Cassinelli, persona molto apprezzata da chi si occupa di Internet e diritti, ha formalmente presentato e discusso un’interpellanza (firmata anche da altri quarantasette deputati, bipartisan).
Ha toccato un punto di cui si discute molto in questi ultimi mesi: il ruolo di AGCOM nella tutela del diritto d’autore nell’ambito di un più generale regime giuridico di Internet.
Io non penso che le risposte del Sottosegretario per i beni e le attività culturali siano state soddisfacenti. Anzi, come direbbe Camilleri nell’imitazione di Fiorello, tutto è un po’… fumoso…
Di chiaro mi sembra ci sia soltanto la ferma intenzione del Governo di riconoscere ad AGCOM competenze che molti di noi ritengono siano da riservare all’Autorità Giudiziaria.
Giudicate voi, i documenti sono tutti linkati.

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Cassinelli rettifica

E se un giorno avrò l’obbligo di rettifica al pari di un giornale?
I blogger più attenti (e anche gli altri) sanno che all’interno della legge cosiddetta “bavaglio” (in realta, un disegno di legge attualmente alla Camera) è stata inserita una norma che imporrebbe la rettifica anche per i “siti informatici” (già prevista per la vera stampa dalla l. 47/48). Con sanzioni pecuniarie di una certa entità in caso di inottemperanza.
Per cronica mancanza di tempo, non sono riuscito a scrivere nulla sino ad oggi, ma, vista le imminenti scadenze, penso di non potermi sottrarre dal notiziare quei quattro lettori che ho.
Incominciamo. Dico subito che mi sono sforzato di trovare una linea interpretativa che escludesse dal novero dei “siti informatici” realtà amatoriali come i blog. Ho fallito, ho trovato soltanto argomentazioni debolissime. Dunque, occorre andare oltre.
Io penso che sia sbagliato pensare che la rettifica sia dovuta soltanto dalla stampa vera e propria. E’ una questione di educazione e, poi, giuridica. Mi sembra che su questo si possa convenire tutti.
Dunque, di per sé, l’approvanda regola non sarebbe sbagliata. Ma esistono due problemi, non da poco:
– un blog non ha, di regola, una struttura anche soltanto lontanamente paraganabile a quella di un giornale (la redazione, banalmente) essendo, al contrario, normalmente gestito a livello amatoriale e non in modo continuativo – pertanto, non è facile rispettare i tempi e forme indicate dal testo attuale;
– direttamente con i contenuti dei blog non si fanno certo i milioni (spesso, il blog è una strumento di personal branding, ma questo è un altro discorso) – dunque, le sanzioni sono sproporzionate.
Elementare: visto che un blog non è come un giornale, non può essere trattato allo stesso modo (come, invece, vorrebbe il disegno di legge incriminato).
Ci pensa Roberto Cassinelli che, dopo aver detto la sua pochi giorni fa, propone una versione definitiva di emendamento. Che non piacerà ai più intransigenti della libertà della Rete, ma che trova, secondo me, un buon punto di equilibrio.
Perché negare il diritto alla verità che si esprime con la retifica?

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Puntualmente… – UPDATED

Puntualmente, la stampa riprende le bufale che circolano in Rete e non fa alcuna operazione di verifica (eppure, basterebbe veramente poco).
Ne parlavo nel post immediatamente precedente. L'”emendamento D’Alia” non esiste più, Berlusconi non c’entra (anzi, è stato proprio un Deputato Pdl – Roberto Cassinelli – ad affondarlo), ma temo che questa catena di Sant’Antonio ci tormenterà ancora a lungo.

Aggiornamento della sera: Mi accorgo, con ritardo (di cui mi scuso) che Vittorio Zambardino aveva già parlato della cosa. QUI. E ne riparla oggi, QUI.
Gianni, nei commenti, ci dice, invece, che la pagina  della stessa Repubblica non c’è piu’. O, meglio, non c’è più il testo nel senso che il link non dà errore, ma porta ad una pagina sostanzialmente vuota. Pare che la cache di Google non funzioni. Confidiamo nella nostra memoria…

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Bufale in Rete

Nei giorni scorsi, poco prima delle elezioni (“guarda caso”, potrebbe dire qualcuno), è circolata la voce di una nuova norma bavaglio per la Rete.
A leggere meglio, si scopre, però, che si parla ancora dell’emendamento D’Alia (non sto a riassumere perché penso sia noto a tutti), dunque la notizia è vecchiotta (oltre che falsa, come vedremo).
Bene, io non so perché questa storia sia riaffiorata addirittura a mo’ di catena di Sant’Antonio (a meno che non voglia essere anche soltanto un po’ malizioso), ma le cose sono ben diverse.
L’ha denunciato, tra i pochissimi, Roberto Cassinelli. Per amor di verità, verosimilmente per motivi politici (del resto, è un politico), ma anche perché è stato il “killer” dell’emendamento in questione.
Bastava poco: dare un’occhiata alle fonti parlamentari. QUI la scheda del ddl “incriminato” (che è il pacchetto sicurezza S-733-B), QUI il testo (dove si vede chiaramente che l’emendamento D’Alia – l’art. 60 – è stato cancellato in Commissione alla Camera è così consegnato al Senato per il nuovo giro).

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Emendamenti? No, grazie.

La scorsa settimana molti hanno recitato il rosario per la scomparsa del cosiddetto “emendamento D’Alia”, correttivo aggiunto in corso d’opera durante la conversione dell’ultimo pacchetto sicurezza e, poi, abortito.
Era censura? Io sono sempre cauto e, secondo me, la risposta è negativa. Gli scandalizzati avrebbero fatto meglio a guardare al vero problema: i reati di istigazione e, soprattutto, di apologia. Che sono sempre esistiti, non se li è inventati il senatore UDC.
L’emendamento D’Alia aveva l’unico (anche se non trascurabile) difetto di non considerare che l’oscuramento di una singola pagina (ad esempio, di Facebook) si sarebbe riflesso sull’intero sito.
In pratica, irrealizzabile a meno di non farci sonoramente ridere dietro.
Quindi anch’io, pur per questi motivi diversi, mi unisco al mantra e all’incenso.
Son contento, però, che l’occasione sia stata propizia anche per un ripensamento dell’on. Cassinelli circa il suo “contro-emendamento“.
A me – e non ho problemi a dirlo – non è mai piaciuto, per due distinti motivi:
1) accomunare un oscuramento ad un sequestro (misura reale) è un’operazione dogmaticamente molto azzardata; poi, mi direte anche che non ho una mente aperta;
2) ma non è soltanto questione di diritto astratto; l’equiparazione “per legge” farebbe immediatamente svanire tutti i tabù (peraltro gia’ poco sentiti in un paio di casi – Pirate Bay e sigarette di contrabbando online) in chi non se la sentiva tanto di dare attuazione pratica a sequestri tanto anomali ed alieni al nostro sistema (anzi, diciamola tutta: “non-sequestri”, come di fatto ha detto il riesame di Bergamo).
Quindi, per adesso stiamo tranquilli. E Cassinelli, alla fine, dobbiamo ringraziarlo doppiamente.

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Tutti contro D’Alia

L’espresso ha finalmente pubblicato il video della tavola rotonda organizzata da Alessandro Gilioli con ospiti molto importanti. Da vedere.
Due osservazioni veloci:
– Sofi ha parlato poco, ma ha detto una cosa sacrosanta e, cioè, che, semmai, ci vuole una legge generale, non spot normativi, che, però, dica il meno possibile;
– Di Pietro ha parlato molto e, francamente, io ho capito veramente poco.

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Cassinelli Strikes Back

Doveroso anticipare, come ho sempre fatto, la mia conoscenza personale con l’On. Roberto Cassinelli. Così, come eventuale markettaro, sarei almeno trasparente.
In questi giorno sono stato parecchio in giro e ho potuto scrivere poco (malgrado avessi – e abbia ancora – un paio di argomenti interessanti). C’è, però, il tempo per riportare una cosa veloce, appunto riguardante Roberto Cassinelli.
Lunedì scorso, sul sul blog, ha pubblicato un post relativo alle sue ultime iniziative (ne abbiamo parlato di persona anche ieri):
– una proposta di legge anti-phishing;
– una legislazione per la sottoscrizione di richieste di referendum o di proposte di legge di iniziativa popolare direttamente on-line.
Rimando direttamente al suo blog.

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