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Giornalettismo > Il Wi-Fi libero del governo, confuso e infelice

(da Giornalettismo del 24 giugno 2013)

Il Governo sta facendo qualcosa per rendere meno burocratico l’accesso alla Rete, ma ha evidenti problemi di comunicazione.

Qualche giorno fa, precisamente il 15 giugno, l’esecutivo si era riunito per stendere la versione (quasi) definitiva del decreto “del fare”, un importante passo verso la ripresa.

Avevo già scritto qualcosa segnalando quanto il parole del ministro Zanonato, pronunciate nella conferenza stampa dello stesso giorno, fossero contraddittorie, a tratti incomprensibili se confrontate con la realtà, anche legislativa.

La “liberalizzazione” delle connessioni wi-fi era già stata decretata quasi due anni e mezzo prima con lo stop all’obbligo di identificazione voluto nel 2005 con il decreto Pisanu.

Poche ore dopo la riunione, però, iniziavano a circolare le prime bozze del decreto e si è capito qualcosa di più, in particolare che le novità avevano ben altro rilievo rispetto a quanto dichiarato dal Ministro.

Oggi, con il testo definitivo (il decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69), abbiamo, finalmente certezze. Tutto è contenuto nell’art. 10, ampiamente rimaneggiato anche rispetto alle prime bozze.

Si è già accennato che la liberalizzazione del wi-fi, intesa dalle prime parole del Ministro come venir meno dell’obbligo di identificazione preventiva dell’utente, fosse un fatto già acquisito.

Ma il decreto parla, invece, di un’altra liberalizzazione, quella che si evince dalla “rubrica” (il “titolo” dell’articolo) della disposizione citata: “Liberalizzazione dell’allacciamento dei terminali di comunicazione alle interfacce della rete pubblica”.

Il primo comma, verosimilmente per forma retorica, ribadisce l’inesistenza di un obbligo di identificazione personale dell’utilizzatore, ma ai commi successivi (insieme ad altre questioni tecniche) si comprende la vera essenza delle novità.

La prima – in realtà un mera conferma di una certa interpretazione, per certi versi dovuta – è che “se l’offerta di accesso ad internet non costituisce l’attività commerciale prevalente del gestore” non vige il regime autorizzativo tipico dei provider. Via libera chiaro e definitivo, pertanto, all’offerta Internet da parte di bar, ristoranti e alberghi, ma anche di altri esercizi commerciali.

Poco comprensibile, invece, appare il riferimento all’art. 7 del “decreto Pisanu” (sulla tracciabilità degli utilizzatori) in quanto lo stesso era già venuto sostanzialmente meno per effetto di ben due distinti interventi legislativi. La seconda novità è che per l’istallazione di interfacce alla rete pubblica non è più necessario rivolgersi a soggetti particolari iscritti in un apposito albo a pena di sanzioni sino a quattro zeri. Un bel risparmio, di tempo, di denaro, in genere di risorse.

Diciamo, pertanto, che l’azione del Governo, sebbene un po’ confusa e, all’inizio, non comunicata in modo efficace, ha senza dubbio il pregio di aver levato di mezzo un po’ di burocrazia, cosa fondamentale per il rilancio.

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