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Sempre su degrado e bassa risoluzione

Senza presunzione, eh… Dopo uno scambio di opinioni con Quinta, ero arrivato a scrivere questo: “Degradata, se proprio vogliamo trovare il cavillo, e’ qualsiasi riproduzione di un originale non digitale (es.: la fotografia di un affresco), mentre per le opere originariamente digitali esistono tecniche senza compressione o lossless. Le compressioni lossy sono tutte in qualche modo degradanti, per definizione.
Pero’, un algoritmo destinato alla pubblicazione su Internet e’, di regola (e per tante ragioni, anche di banda), a “bassa risoluzione” e “degradato”
“. Ed io e Quinta non siamo stati i soli a fare questo genere di considerazioni.
Ora, non capisco tutto questo baccano per l’articolo di Repubblica.

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Definizioni da dare

Legenda
Lei = immagine del mosaico ravennate di Teodora (Basilica di San Vitale)
Lui = mp3 di una canzone di Serge Gainsbourg

Lei: Sei un vecchio degradato!
Lui: Taci tu che sei a bassa risoluzione…

La battuta (ok, un po’ penosa e anche lievemene cervellotica…) per parlare, ancora una volta, della riforma dell’art. 70 l.d.a. (a proposito, la legge e’ stata pubblicata qualche giorno fa). Ad oggi, non e’ ancora in vigore (ma lo sara’ a brevissimo), pero’ tutti comprendono che anche quando lo sara’ rimarra sempre il problema delle definizioni delegate al Ministero.
Abbiamo i seguenti problemi:
– definizioni limitate all’uso didattico e scientifico o anche al degrado, alla bassa risoluzione e forse anche al lucro?
– e cosa si dovra’ intendere con tutti queste termini (due o cinque che siano)?
Ed e’ chiaro che la lingua e il diritto vigente non possono essere violentati.
Ieri ho citato l’articolo di Alessandro Longo su Repubblica. Molto contrapposte le idee di Andrea Monti ed Enzo Mazza. Intanto (ma temo sara’ vano, non me ne vogliano…) da tempo Guido Scorza e Luca Spinelli lavorano ad un wiki per il testo del decreto (che, a quanto si capisce dalle parole di Mazza, e’ gia’ pronto, immodificabile).
E qui entra in gioco Quinta che riflette sulla “relativita’” dei concetti di degrado e bassa risoluzione. Ma il “progetto” di Scorza e Spinelli prende in considerazione questo aspetto proponendo un abbassamento della qualita’ in termini percentuali, dunque in prospettiva relativistica (si puo’ dire?), pertanto, teoricamente, valevole da qui alla fine del mondo.
Altro nodo: didattica e scienza soltanto per le “istituzioni”. Questo sembra essere l’approccio di Mazza nelle dichiarazioni rese a Repubblica e che, addirittura, esclude i siti dei singoli professori (es.: Homolaicus). Ma e’ accettabile nel confronto con la Costituzione? Vediamo cosa dice all’art. 33, come suggerito: “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento“.
Certo che aspettare che qualcuno faccia da cavia in un processo penale e’ molto triste. Ma, forse, questo atteggiamento svela soltanto quello che e’ gia’ sotto gli occhi di molti: la non tassativita’ della norma, con tutte le conseguenze del caso.

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