Tag Archives: accesso abusivo

La legge del server

Su Penale.it ho (finalmente) pubblicato un’interessante sentenza sulla competenza territoriale in caso di accesso abusivo a sistema informatico o telematico: è quella del “giudice del server”, non di quello dove l’agente invia credenziali e interrogazioni.
Tutto ha avuto origine da una sentenza del Tribunale di Firenze che aveva inviato gli atti a Roma, ma il GIP della Capitale ha sollevato il conflitto di competenza risolto come sopra dalla Suprema Corte.
Ne ho scritto una nota, adesiva, per Guida al diritto e la notizia della pronuncia di Firenze era stata data qui un paio di anni fa.

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Breaking news: la Cassazione sul reato di accesso abusivo a sistema informatico o telematico

Integra la fattispecie criminosa di accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico protetto, prevista dall’art. 615-ter cod. pen., la condotta di accesso o di mantenimento nel sistema posta in essere dal soggetto che, pure essendo abilitato, violi le condizioni ed i limiti risultati dal complesso delle prescrizioni impartite dal titolare del sistema per delimitare oggettivamente l’accesso. Non hanno rilievo, invece, per la configurazione del reato, gli scopi e le finalità che soggettivamente hanno motivato l’ingresso al sistema

E’ questo il principio di diritto affermato dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione con la sentenza 4694/12 depositata proprio oggi.
In altre parole, povere, sono punibili anche coloro che, pur avendo legittime credenziali, si mantengono nel sistema per scopi esorbitanti, tipicamente per dare una “sbirciatina ” ai dati contenuti nel sistema, e senza che siano rilevanti i fatti successivi (tipicamente, l’uso dei dati).
Nel caso di specie, è stato respinto il ricorso contro la condanna di un esponente delle Forze dell’Ordine che aveva consultato lo S.D.I. (Sistema Di Indagine) per scopi estranei alla sua funzione. Caso ricorrente, purtroppo.

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Accesso abusivo e soggetto abilitato: la fonte ufficiale

In attesa che esca almeno il dispositivo (e che sarà mai? Un documento segretissimo?), pare proprio che la versione corretta sia quella di Diritto Penale Contemporaneo accennata in un mio precedente post. Lo si può leggere nel sito della Cassazione

A bene vedere, però, temo che dovremo attendere la motivazioni perché se è chiaro che il mero esorbitare da scopi e finalità non fa scattare la sanzione penale, almeno io non capisco benissimo cosa si intenda per “violazione dei limiti o delle condizioni dell’abilitazione”.

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Accesso abusivo: competenza per territorio

Guida al Diritto ha scovato un’interessante sentenza in tema di luogo del commesso reato, con l’ovvia ricaduta sulla competenza per territorio.

In maniera direi pienamente condivisibile, il Collegio ha optato per il luogo ove “fisicamente” si trova il server violato e non per quello del terminale con cui si è posta in essere la violazione (soluzione precedentemente adottata da pm e gup).

In margine, non si può non rimarcare quanto certi attacchi, peraltro a sistemi dal contenuto delicatissimo (nel caso concreto, il Sistema D’Informazione Investigativa del Ministero dell’Interno), siano posti in essere da persone con la divisa e non dai temutissimi “hacker” a proposito dei quali i media non perdono occasione per parlare a sproposito.

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Accesso abusivo e interesse pubblico

L’art. 615-ter c.p., che prevede il reato di accesso abusivo a sistema informatico o telematico, contempla una serie di aggravanti specifiche. Tra queste ve n’è una che si applica quando il sistema violato è di interesse pubblico. E non c’è soltanto un aggravamento di pena, ma la perseguibilità diviene d’ufficio anziché a querela (e non sono cose da poco…).
Una sentenza di Cassazione di qualche mese fa (colpevolmente, mi era sfuggita), dice, però, che anche un sistema appartenente ad un società che opera come concessionaria di un pubblico servizio (quello telefonico, nella fattispecie) non è, di per sé, di interesse pubblico. Nel caso concreto il sistema non era quello destinato a gestire la rete telefonica, ma quello relativo alle ricariche e ciò ha fatto sorgere qualche lecito dubbio.
Interessante anche se, in effetti, un po’ per legulei.

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La sbirciatina non sempre si paga…

La sentenza di cui si parla da qualche giorno su carta e Internet e’ QUI.
Riguarda una "sbirciatina" da parte di un dipendente dell’Agenzia delle Entrate interessato agli affari di un politico e consorte.
Leggendola (specie nella formula assolutoria), si capisce che le cose sono andate un po’ diversamente da quanto si legge in giro: questioni di dolo.

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