Category Archives: Internet e stampa

Lsdi > Facebook non è diventato ‘’stampa’’, tanto meno a Livorno

(da Lsdi del 15 gennaio 2013)

Mettiamo subito le cose in chiaro: Facebook, Internet in generale, non è improvvisamente diventato “stampa”. Non lo dice alcuna legge e, specie dopo la felice conclusione del caso Ruta, non lo dice più alcun giudice, tanto meno quello di Livorno cui qualcuno, però, proprio in queste ultime ore vuole a tutti i costi attribuire la citata equazione.

La legge, in particolare il terzo comma dell’art. 595 c.p., punisce la diffamazione mediante “qualsiasi altro mezzo di pubblicità” come quella a mezzo stampa. Semplicemente perché si ritiene che questi mezzi, tra cui rientrano le pubblicazioni telematiche, abbiano una diffusività, dunque una potenzialità lesiva, pari a quella della stampa.

E’ previsto anche il carcere, in alternativa alla multa. Ma l’equiparazione è soltanto sanzionatoria.

Allora, il giudice di Livorno non ha sbagliato. Ha semplicemente applicato la legge, come hanno sempre fatto (giustamente, dalla prospettiva giuridica) tanti suoi colleghi.

Contrariamente a quanto pensa la giornalista Paola Ferrari, che l’anno scorso aveva dichiarato di voler querelare Twitter “in persona”, la legge c’è già e, come appena detto, nei casi estremi può avere ripercussioni pesanti. Non vi sono buchi normativi o sacche di impunità.

Se, poi, riteniamo che la legge sia sbagliata, discutiamone. Ma è un altro paio di maniche e non distorciamo le notizie anche soltanto per fare sensazionalismo.

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Internet=stampa? Questa volta no

Alla fine si è dimostrata una notizia infondata, anzi una “non notizia”.
Con un po’ di presunzione, ricordo che l’avevo previsto, anche se a volte la realtà supera la fantasia.
La giovane che, mediante uno scritto su Facebook, aveva insultato il datore di lavoro non è stata condannata per diffamazione a mezzo stampa, ma le è stata semplicemente applicata l’aggravante del “mezzo di pubblicità” che è giuridicamente ritenuto analogo alla stampa vera e propria. Ed è tutto normale, non è certo la prima volta che succede.
La notizia, ora, è stata riportata nei termini corretti, ad esempio da La Nazione (ma mi risulta che dietro ci sia un’ANSA).

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Lsdi > Niente bavaglio, ma per il web rimangono grossi problemi

Nel frattempo è cambiato qualcosa. Comunque, ripropongo qui una cosina che ho scritto per Lsdi.

(da Lsdi del 9 novembre 2012)

Alla fine, sulla “salva-Sallusti” passa la linea Berselli, grande mediatore al Senato. Disinnescata, speriamo definitivamente, una messe di emendamenti demenziali, liberticidi, giustizialisti e anche dilatori, in Aula approda un ddl sulla diffamazione abbastanza snello viste le premesse, composto da due soli articoli, sebbene complessi, vertenti su rettifica, pubblicazione della sentenza di condanna, responsabilità civile e sanzioni.

Niente legge bavaglio, ma qualche non trascurabile problema per il Web rimane, come vedremo.

Un testo, d’altro canto, che, come concordano in molti, sembra fatto apposta per il caso Sallusti, ma in ritardo: non tanto per la cancellazione delle pene detentive (di cui, se passasse la linea, Sallusti beneficerebbe comunque), ma per la più complessa disciplina sulla rettifica a suo tempo negata. (altro…)

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L’anti-Sallusti di poi

L’attuale versione del ddl salva-Sallusti sembra fatta apposta per punire Sallusti: con impossibile retroattivita.

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Loop

“Vogliamo introdurre il reato di censura e di tentata censura” (A. Gilioli, QUI).

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A volte ritornano (e come ritornano)

Personalmente, non credo che un obbligo di rettifica anche per il web amatoriale sia una bestialità o, peggio, un bavaglio. Anche un blogger può far danni a chi è qualificato con una notizia falsa e pertanto occorre prevedere una qualche strumento di tutela.

Ma corrisponde parimenti a verità che un semplice blogger non è uno strutturato professionista dell”informazione. Per questo la rettifica dovrebbe essere prevista a determinate condizioni, con precipue modalità, rispetto al mondo professionale.

Il fatto è, però, che come ci riferisce il Corriere, al Senato sembrano voler imporre la rettifica oltre che alla carta anche ai “prodotti editoriali diffusi per via telematica, con periodicità regolare e contraddistinti da una testata”. Che è quella nuova categoria che era stata introdotta dalla l. 62/2001, che ha mandato nel panico la Rete, che ha fatto fiorire milioni di disclaimer impazziti, che ha concorso a far condannare, in primo e secondo grado, Carlo Ruta, che ha fatto danni per undici anni prima che la Cassazione mettesse la parola fine ad interpretazioni a dir poco bizzarre (ma realmente sostenute in giudizio).

Basta? Evidentemente i nostri Senatori no.

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Iperattività parlamentari

Questa volta scrivo qui, soltanto per il mio blog, perché, intanto, quello che devo scrivere non è di grande attualità. Gli eventi si succedono rapidissimi ed io non riesco a starci dietro, specie senza fonti primarie immediatamente a disposizione. E, comunque, molti (forse troppi) ne stanno già scrivendo.

Disegno di legge “salva-Sallusti” o “ammazza-blog”, a seconda da come lo si veda.

Conosciamo il testo base (S-3491), quello presentato da Vannino Chiti, Maurizio Gasparri e cofirmato da altri. Poi, sappiamo anche che è stata presentata una messe di emendamenti, sia in Commissione che in Aula, dove il ddl è appena approdato.

Limitiamoci a quelli presentati in Commissione. A me è balzato subito agli occhi un fatto che credo sia rilevante: il numero, elevatissimo se si considera che il ddl è partito con soli due articoli, di emendamenti presentati dagli stessi Senatori.

Facciamo una top 5, partendo dalle posizioni più basse:

    5) Malan e Mura a pari merito – 27

    4) Mazzatorta – 29

    3) Maritati – 33

    2) Casson – 39

E qui mi fermo per un po’ di suspance… Io credevo che l’iperattività di Casson, coi suoi 39 emendamenti, fosse già eccezionale (e anche un po’ preoccupante, per la verità). E, invece, mi sono dovuto ricredere perché…

    1) Vita, Vincenzo Vita – 47!
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Due appuntamenti due (autopromozione)

Venerdì prossimo, il 5 ottobre, dalle 10, farò parte, in quota Lsdi, di un bel panel inserito nell’Internet Festival pisano. Si parlerà del giornalista e della sua identità digitale. Sono stato chiamato a commentare le motivazioni della sentenza di Cassazione che, finalmente, ha assolto Carlo Ruta dal reato di stampa clandestina. Vicenda che riguarda tutti coloro che hanno un qualche sito (non soltanto blog, per la verità):

Giovedì 18 dicembre ottobre, invece, a Milano in contesto SMAU gestirò, per IWA Italy, uno slot gratuito da cui sortiranno indicazioni per realizzare un “sito a norma”. Tra il presuntuoso e l’eclettico, avrò modo di parlare di privacy, diritto d’autore, commercio elettronico e tutela del consumatore.
Il sito dice che i posti a sedere sarebbero finiti, ma pare che si possa assistere anche stando in piedi.

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Giornalettismo > Perché i blog non sono stampa clandestina

(da Giornalettismo del 17 settembre 2012)

Finalmente divulgate le motivazioni della sentenza che ha assolto Carlo Ruta dal reato di stampa clandestina e, si potrebbe anche dire, con lui tutto il Web. I siti Internet, ancorché di informazione, non sono tenuti a registrarsi come testate giornalistiche.

Le motivazioni della decisione, in realtà depositate il 13 giugno ma diffuse soltanto nei giorni scorsi, poggiano sostanzialmente su quattro punti.

La legge sulla stampa (l. 47/48) si applica al Web in quanto riguardante prodotti realizzati con un procedimento tipografico e all’esito di tale procedimento destinati alla pubblicazione. Ma le pubblicazioni telematiche non sono il risultato di tale procedimento.

La legge 62/2001 – quella che molti sanno essere l’origine di tutti i problemi – ha introdotto la registrazione anche per i giornali online esclusivamente per motivi amministrativi e per poter accedere alle provvidenze riservate all’editoria: chi non le vuole, non è tenuto agli adempimenti burocratici.

Ciò, in modo esplicito cristallino, è stato ribadito dal d.lgs. 70/2003.

Infine – e qui sta la chiusura definitiva ad ogni tentazione punitiva – il riconoscimento di un obbligo di registrazione costituirebbe un’interpretazione analogica “in malam partem” (cioè sfavorevole all’imputato) vietata, addirittura, dalla Costituzione.

Tutto così semplice? Sì, fin troppo, perché la Corte Suprema ha cassato le tesi sostenute in primo e secondo grado in meno di una pagina (il nucleo delle motivazioni), peraltro con orientamenti già noti e fortemente condivisi almeno in dottrina.

Così, il minimalismo argomentativo della Cassazione pare proprio una pesante stroncatura dell’intera vicenda, dal suo inizio (la denuncia di una magistrato sentitosi offeso da alcuni scritti di Carlo Ruta e che aveva ipotizzato anche il reato di stampa clandestina) alla fine (non sfugga che il Procuratore Generale presso Cassazione aveva chiesto il rigetto del ricorso, dunque la conferma della condanna).

Una stroncatura a quell’ardita perifrasi, che i più attenti ricorderanno, fatta in primo grado – e confermata in appello – culminata in un clamoroso errore interpretativo che ha rischiato di uccidere il Web italiano: la “società dell’informazione” scambiata per una società commerciale attiva nel campo dell’informazione con conseguente esclusione della possibilità di non registrarsi per i singoli come Carlo Ruta.

Al di là dei tecnicismi, come detto l’assoluzione di Ruta vale per tutto il Web. E l’occasione sarebbe propizia per ripensare a leggi inevitabilmente anacronistiche che, come tali, andrebbero abrogate.

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Mercoledì e giovedì tutti a Firenze

“L’ Associazione Stampa Toscana in collaborazione con Digiti, Lsdi, con il patrocinio della Regione Toscana, della Provincia di Firenze e dell’ Università degli Studi di Firenze organizza il primo evento nazionale dedicato a al giornalismo digitale in Italia” (copiato e incollato dai testi ufficiali). E’ Dig.it. Gionalismo digitale tra informazione e società, a Firenze il 4 e il 5 luglio 2012.
Ci sarò anch’io dopo tanto tempo passato dietro le quinte. Parteciperò alla sessione “Il giornalismo sotto pressione” dove racconterò un po’ quello che so delle cause giudiziarie correlate all’informazione.
Spero potrà essere l’occasione anche per dire qualcosa di più su un’ideuzza di cui abbiamo discusso già tempo addietro con Massimo e che, questa volta, potrebbe concretizzarsi. E’ possibile che lui anticipi qualcosa già domani, durante il suo intervento (fammi sapere…).

P.S.: Grazie a Vittorio Pasteris che mi ha invitato e che ci ha sempre creduto malgrado la mia partecipazione si presentasse improbabile 😉

Come dicono i blogger “giusti”, “se volete ci vediamo lì”.

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