Category Archives: Diritto d’autore

Ancora su GamEternity: è tutto così lineare?

Domanda: uno incassa 3-400 euro al giorno (verosimilmente tutto in nero, esentasse) e continua a fare l’edicolante? Per di più, tiene l’hosting del suo sito “pirata” su Aruba?

Anche l’ultimo arrivato su Internet capisce che in articoli come questo di Repubblica c’è qualcosa che non torna. Personalmente, quegli incassi, da banner (anzi, verosimilmente ads di Google), mi sembrano eccessivi, anche con grossi traffici.

In più, va spiegata meglio la multa milionaria. Che significa 103 euro o il doppio del valore dell’opera? Sta tutto nell’art. 174-bis l.d.a. Eccolo

Ferme le sanzioni penali applicabili, la violazione delle disposizioni previste nella presente sezione è punita con la sanzione amministrativa pecuniaria pari al doppio del prezzo di mercato dell’opera o del supporto oggetto della violazione, in misura comunque non inferiore a euro 103,00. Se il prezzo non è facilmente determinabile, la violazione è punita con la sanzione amministrativa da euro 103,00 a euro 1032,00. La sanzione amministrativa si applica nella misura stabilita per ogni violazione e per ogni esemplare abusivamente duplicato o riprodotto.

Attenzione: questa norma folle (comunque, di discutibile applicabilità) introdotta nel 2000 su disegno di legge proposto da Walter Veltroni nel Governo Prodi, rischia di valere anche per chi non fa lucro del download, ma, semplicemente, mette in condivisione (più o meno consapevolmente) opere protette, ad esempio con un “banalissimo” programma di P2P.
Qualcuno dei lettori ha una cartella Incoming con 1.000 file? Si faccia i conti.

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GamEternity sequestrato

La notizia che si sta diffondendo rapidamente. Il portale GamEternity, chiaramente dedicato ai videogiochi, è stato posto sotto sequestro per ordine dalla Procura di Arezzo. Aggiungo io: verosimilmente per presunta violazione delle norme sul diritto d’autore.

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Illecito intervenire su console per videogiochi?

E reato commercializzare dispositivi che consentono di utilizzare su console vidiegioci non originali? La Cassazione dice di sì, ma penso sia da segnalare anche quest’ultima pronuncia perché, a mio parere, la soluzione non è corretta.
Anzitutto – è una cosa che dico da molto tempo – i videogiochi non sono opere audio-video, ma software. Tecnicamente, penso che chi ne sa più di me possa confermare, giuridicamente, tutto sta nel regolamento sul contrassegno SIAE che, appunto, li definisce come tali.Un tempo era il DPCM 338/2001, ora è il DPCM 31/2009. Il secondo ha abrogato il primo, ma, sul punto, non vi sono modifiche sostanziali e tutto sta nell’art. 5, comma 1, lett. b) che parla espressamente di videogiochi, plastation, consolle. Più chiaro di così…
La conseguenza di questa natura tecnica e giuridica è che, contrariamente a quanto sostiene la Suprema Corte, la disciplina riguardante le misure tecnologiche di protezione non sono applicabili riguardando soltanto le opere audiovisive.

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Provaci ancora, Bob

Giusto ieri, l’on. Roberto Cassinelli, persona molto apprezzata da chi si occupa di Internet e diritti, ha formalmente presentato e discusso un’interpellanza (firmata anche da altri quarantasette deputati, bipartisan).
Ha toccato un punto di cui si discute molto in questi ultimi mesi: il ruolo di AGCOM nella tutela del diritto d’autore nell’ambito di un più generale regime giuridico di Internet.
Io non penso che le risposte del Sottosegretario per i beni e le attività culturali siano state soddisfacenti. Anzi, come direbbe Camilleri nell’imitazione di Fiorello, tutto è un po’… fumoso…
Di chiaro mi sembra ci sia soltanto la ferma intenzione del Governo di riconoscere ad AGCOM competenze che molti di noi ritengono siano da riservare all’Autorità Giudiziaria.
Giudicate voi, i documenti sono tutti linkati.

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Yahoo! e responsabilità del provider: occhio alle bufale

Stefano Quintarelli ha pubblicato la tanto chiacchierata ordinanza (e non sentenza) recentemente pronunciata (Tribunale di Roma, Sezione IX Civile) contro Yahoo! accusato di violazione del diritto d’autore (e non soltanto, per la verità) per la presenza di risultati di ricerca che conducevano a materiali protetti. QUI, un sunto della notizia.
Io me lo sentivo: i giudici possono anche sbagliare, specie in materie “nuove”, ma la storia della censura della Rete era, appunto, una storia, una bufala.
Tu non sei tenuto a controllare quello che pesca il tuo crawler, ma se il titolare di determinati diritti ti avvisa che c’è un problema e tu non fai niente pur essendo in condizione di rimediare rimuovendo l’illecito, non lamentarti della condanna.
Un po’ come successo per il caso Vividown che ha coinvolto Google.
Ciò, comunque, senza entrare troppo nel merito della vicenda perché le cause giudiziarie non sono fatte di soli provvedimenti. Yahoo! potrebbe avere anche ragione per quello che ne so io.
Poi, se vogliamo parlare delle mille sfaccettature giuridiche del provvedimento, possiamo anche farlo, ma per i pragmatici penso possa bastare questo semplice concetto che fa capire quanto certi allarmi siano molto spesso bufale.

Update: segnalo Alessandro Longo su Repubblica, mi era sfuggito 😉

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Detenzione di software da parte di professionisti: non è reato (autopromozione)

Per la verità, la conclusione del titolo non è nuova perché è già stata tratta tempo fa (geometra). E, un anno dopo, è stata ribadita (studio associato di architetti). Ovvio che si può estendere ad avvocati, commercialisti, medici, ecc.
Autopromozione perché appello e ricorso li ho scritti io.
Incidentalmente, vale la pena di osservare che la Suprema Corte ritiene che la “regola tecnica” contrassegno SIAE sia stata efficacemente notificata con il discusso DPCM del 2009.

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SIAE (ancora) commissariata

Giovanni Maria Riccio ci informa, su MediaLaws, del prossimo commissariamento di SIAE. E non è la prima volta, come sappiamo.
E’ sempre piu’ evidente che la gestione dei diritti d’autore e connessi è allo sbando, complici anche certe sacrosante decisioni a livello comunitario volte a favorire la concorrenza.

QUI la fonte ufficiale.

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Oscuramenti amministrativi

Oggi, 45 deputati, di assortimento bipartisan, hanno presentato, primo firmatario l’On. Roberto Cassinelli, un’interpellanza per evitare che un’Authority (la AGCOM, nella fattispecie) faccia il bello e il cattivo tempo ordinando di oscurare siti di presunto contenuto illegale sotto il profilo del diritto d’autore.
Va detto che l’interpellanza è figlia di un’iniziativa promossa da Adiconsum, Agorà Digitale, Altroconsumo,  Assonet-Confesercenti, Assoprovider-Confcommercio e Studio Legale Sarzana, che ha già raccolto oltre 3.500 firme.
In effetti, conferire certi poteri ad un’Authority, senza passare, in prima battuta, dall’Autorità Giudiziaria, è una discreta sciocchezza (e ho evitato il francesismo…).

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Google e il nuovo diritto d’autore

Sui media, proprio nelle ultime ore, si parla molto della “pace fatta” tra editori (rappresenati da FIEG, in primis) e Google con l’intervento dell’AGCM. Tutti i materiali ufficiali (segnalazione, provvedimento e impegni) si trovano QUI, sul sito istituzionale dell’Authority.
Al di là di alcune questioni importanti ma non rilevanti ai fini del diritto d’autore, gli editori lamentavano il mancato versamento dell’equo compenso da parte di Google (che riutilizza i loro contenuti) e l’uso del deep linking capace di influire, in negativo, sugli introiti pubblicitari degli editori stessi.
Questo il passaggio più significativo della Segnalazione dell’Antitrust: “le attuali norme sul diritto di autore, non appaiono tener conto delle peculiarità tecnologiche ed economiche di internet, in quanto non disciplinano un sistema di diritti di proprietà intellettuale nel contesto delle nuove e molteplici modalità di riproduzione e di utilizzo dei contenuti da parte di soggetti terzi sul web“.
Inequivocabile, non c’è che dire.

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AGCOM e diritto d’autore

L’Autorithy di cui al titolo ha messo online un’interessante “indagine conoscitiva” su diritto d’autore e Rete.
Da leggere, QUI.

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