Giornalettismo > Laura Boldrini e le leggi sul Web a sua insaputa

(da Giornalettismo del 3 maggio 2013)

Chi credeva che gli strali sulla Rete fossero appannaggio esclusivo di reazionari misoneisti eventualmente di destra si sbagliava di grosso e ora deve ricredersi. Oggi c’è stato un “uno-due” non da poco, addirittura proveniente da alcune delle più alte cariche dello Stato, di diretta discendenza di sinistra.

Prima Laura Boldrini, Presidente della Camera eletta nelle liste Sel. In una confusa intervista curata da Concita De Gregorio finiscono nel calderone le minacce alla stessa, purtroppo, ricevute con cadenza giornaliera, il femminicidio, il razzismo e la xenofobia (quelle di destra, come si specifica) e tutela dei minori. E, tra le righe, spunta l’idea di una legge speciale che permetta di intervenire a priori. Un approccio che fa paura a chiunque abbia cari i diritti fondamentali dell’uomo.

Poi, Pietro Grasso, Presidente del Senato, eletto in quota Pd, già Procuratore nazionale antimafia (non ce lo dimentichiamo). A Sky TG24 gli chiedono un commento alla parole di Boldrini e ne esce fuori la necessità di leggi ad hoc che combattano fatti come ingiurie, minacce e fatti anche più gravi.

Entrambi, dunque, parlano di leggi da fare, di un’anarchia della Rete (sic) che non si può più sopportare e che occorre fermare la valanga di insulti e minacce che viene dal Web. Tacendo, verosimilmente per ignoranza, fatti che non sono proprio dettagli.

Scendendo dalle vette del parlar figurato, ci si accorge che la Rete non è un’entità, è solo un mezzo, mediante la quale persone in carne ed ossa – altro che virtuali – compie le stesse azioni compiute sino a ieri con strumenti non tecnologici. Nessuno si è mai sognato di prendersela, ad esempio, con le Poste se qualche idiota spedisce pacchi bomba.

D’altro canto, la legislazione sul Web è sufficientemente assortita: ingiurie, diffamazioni, minacce e quant’altro sono reati già perseguibili secondo le leggi del nostro ordinamento, che sono state anche stiracchiate, se non stuprate, per adattarsi al nuovo contesto (si pensi all’inibizione della navigazione su decine di siti che ci ha fatto paragonare ai cinesi, quelli cattivi e censori, ovviamente).

Nessuno, invece, che sappia cogliere le opportunità della tecnologia, in particolare della telematica, se non, ad esempio, per lucrare sulle brutture del gioco d’azzardo, come fa ampiamente lo Stato. Nessuno che valorizzi, con apposita legislazione, le potenzialità della Rete, straordinario mezzo di comunicazione per l’esercizio dei diritti, universali, di informare e di essere informati.

Ormai abbiamo rinunciato ad avere il sogno di politici di tale sensibilità. Ma, almeno, che non pensino a leggi speciali anche perché esistono già regole applicabili eapplicate, evidentemente a loro insaputa.

Posted in Diritti digitali, Giornalettismo and tagged , , , .

3 Responses to Giornalettismo > Laura Boldrini e le leggi sul Web a sua insaputa

  1. Logan71 says:

    Trovo alquanto “buffo” il fatto che un comune cittadino che la critica o insulta sul web è un anarchico ecc ecc, mentre se un giornalista si inventa un caso giudiziario che non esiste, insulta un giudice per una decisione mai presa e quest’ultima lo querela, allora c’è la rivolta dei giornalisti in difesa del “diritto di informazione”.

  2. Logan71 says:

    Scusate, ho scritto “diritto di informazione”, in realtà si trattava di “libertà di opinione”.

  3. Pingback: Stop all’anarchia del Web » :.:.: (il blog di) Daniele Minotti

Rispondi a Logan71 Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *