Nuovo bavaglio alla Rete?

Acclarato che, malgrado le recenti catene di Sant’Antonio e i cappuccini, la Rete non è minacciata dall’emendamento D’Alia (che non c’è più – QUI e QUI), pare che ci sia una nuova minaccia, con la scusa delle intercettazioni.
Copio e incollo il mio parere sulla questione, da un commento a un post di Massimo Mantellini. Facciamo prima, senza tante complicazioni.

Premesso che Scorza ne parla da un bel po’, molto prima di Pancini (e, infatti, quest’ultimo cita proprio quella fonte), va anche detto che Pancini da un lato dice una cosa sbagliata (quella norma non equipara il gestore di un qualsiasi blog amatoriale al direttore di una testata) e non riesce a cogliere del tutto il vero punto critico della cosa. Semplicemente perche’ da’ troppo per scontata una cosa che scontata non e’.
Ne parlavo stamattina, via email, proprio con un frequentatore di questo blog (linkato qui, nella colonna di destra).
Bisogna vedere se per *siti informatici* si intendono tutti i siti o soltanto quelli che sono giuridicamente stampa (ai sensi della l. 47/48, perche’ la modifica e’ proposta per quella legge). E non e’ questione scontata, anzi. Tra i canoni interpretativi esiste quello sistematico che, come penso suggerisca la parola stessa, impone un’interpretazione coerente con un dato sistema, che e’ la l. 47/48; e che parla di stampa *vera*.
Ma la legge e’ comunque oscura, e una legge oscura e’ la negazione del diritto. Anzi, e’ un problemone… Un chiarimento esplicito sarebbe stato piu’ che opportuno.
Nel merito, personalmente non penso che un sito qualsiasi non debba una rettifica (perche’ non la dovrebbe, ricorrendone i presupposti?). Il problema e’ che un piccolo sito qualunque non ha la forza per resistere in sede giudiziale e la capacita’ di far fronte alle pene previste dalla legge (l’omessa rettifica comporta le sanzioni – amministrative – di cui all’art. 8 l. 47/48). Ma la legge e’ uguale per tutti, si dice.
A parte cio’ (che, comunque, non e’ cosa marginale) dovremmo iniziare a pensare se i piccoli possono permettersi qualche sbavatura in piu’ rispetto ai grandi. Il tema e’ quello. Nel nostro caso, la liberta’ di espressione e’, in parte, un falso problema. Dico in parte, eh…
Incidentalmente, visto che ci piace parlare di politica, faccio notare che, sul punto, nessuno (e mi riferisco anche alla minoranza), ha fatto particolari appunti sulla norma incriminata.
Trovate tutto a partire da qui
http://www.camera.it/_dati/leg16/lavori/schedela/trovaschedacamera_wai.asp?pdl=1415
(quando si parla di leggi, non e’ mai peccato linkare le fonti ufficiali, si capisce molto di piu’ che dalle parole dei commentatori).

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11 Responses to Nuovo bavaglio alla Rete?

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  3. frap1964 says:

    >Nel merito, personalmente non penso che un sito qualsiasi non debba una rettifica (perche’ non la dovrebbe, ricorrendone i presupposti?).

    Come sarebbe a dire scusa… vorrei capire bene non essendo chiaramente un esperto di norme esimili. La legge dà all’articolo 1 una definizione di cos’è “stampa” e all’articolo 5 sancisce tra le varie cose anche l’obbligo di registrazione. La legge n. 62 del 2001 definisce cos’è “prodotto editoriale” e lo sottopone ad analoghi obblighi (vedi ad es. art. 2 e 5 della legge 47 del 1948).

    Assodato, mi pare, che un blog o un sito generico non è affatto “prodotto editoriale” (infatti non vi è obbligo di registrazione, mi pare, e su questo si è già discusso in passato) perchè dovrebbe esserci invece e comunque l’obbligo di rettifica?

    Una cosa è se mi fanno causa per diffamazione e poi mi obbligano in sentenza a rettificare, altro è che io sia obbligato a rettificare prima ancora di una sentenza di condanna per non incorrere nelle sanzioni di cui si parla.
    O no ?

    Ma non potresti chiarire meglio questo punto?

    10q

  4. frap1964 says:

    Poi ci sarebbe il piccolo dettaglio di come tracciare e poter certificare il “momento della richiesta” davanti all’eventuale Pretore…

  5. Gianni says:

    Beh, più che un bavaglio, mi sembra invece uno strumento indispensabile ai fini democratici.

    Mettiamo che il blog X scriva una fesseria diffamante, io (che essendo parte citata in causa valgo come fonte ufficiale, fino a querela per falso) chiedo l’immediata smentita per iscritto.

    Seconda cosa: se un quotidiano (mettiamo per puro esempio repubblica.it 😀 ) scrive una cosa inesatta, io chiedo subito la rettifica e loro si trovano a dover rettificare…

    Ora, mi pare che la legge tuteli, non ci sono forme di censura, solo forme di rettifica, quindi in sostanza puoi scrivere quello che vuoi, basta che non scrivi falsità.

    Poi che se ne possa fare un uso distorto… questo avviene per tutte le leggi e come esperti in materia dovreste saperlo.

    Forse quello che occorre fare non è bloccare il comma, ma cambiare chi lo applica in concreto…

  6. Daniele says:

    @frap
    Hai ragione, mi sono spiegato malissimo.
    Intendevo dal punto di vista *morale*, non da quello giuridico. D’accordo con te che, al momento, di per se’ un blog non e’ giuridicamente tenuto.

  7. Pingback: Ddl intercettazioni, tanti dubbi sulla rettifica | Apogeonline

  8. bruno saetta says:

    Sono d’accordo che la legge non è proprio chiarissima sul punto, ma credo che sia più pericolosa proprio per questo. Nel frattempo che la Cassazione interviene dando una interpretazione “di peso”, avremo tanti giudici con tante interpretazioni diverse, con condanne (vedi Modica) o assoluzioni a seconda dei casi.
    In passato è già successo!

    Sul punto se un blog amatoriale debba la rettifica non sono d’accordo. Sarebbe come pretendere la rettifica degli annunci sulle bacheche scolastiche (assimilabili ai forum secondo la cassazione) o similari.
    Il blogger risponde di diffamazione, se commette reato (e il giudice può ordinare la cancellazione del testo diffamante), ma imporgli adempimenti burocratici propri dei giornali mi sembra eccessivo.
    Credo che l’errore sia nell’intendere i blog (o siti amatoriali in genere). A mio parere sono un mezzo di partecipazione democratica alla vita pubblica.
    La partecipazione alla vita pubblica (quindi partecipazione politica) deve essere libera, salvo ovviamente l’obbligo di rispettare le leggi penali (diffamazione ecc…).
    La rettifica, invece, ha senso solo in presenza di una redazione complessa con specifici e dettagliato obblighi di controllo in capo ai singoli soggetti.
    Infatti, un punto di rilievo è stabilire chi è il responsabile della rettifica, cioè dei contenuti ?
    Per un forum oppure un wiki chi è il responsabile dei contenuti tenuto alla rettifica ?

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