Libertà o censura? – UDPATED

Stavo appassionandomi alla questione della proposta di legge dell’On. Carlucci. Ma gli eventi sono praticamente quotidiani e non riesco a starci dietro. Mi dedico a qualcosa che sembra (e dico “sembra”) più lineare.
Corriere e Repubblica (quest’ultima per la tastiera del “sempre pronto” Longo) ci parlano di una recentissima sentenza della Cassazione circa alcune espressioni di opinione postate sul forum di ADUC. In realtà, non si sa bene se abbiamo a che fare con un mero dispositivo (es.: la Corte annulla, ecc.) oppure anche con le motivazioni.
Fatto sta che i fatti dovrebbero essere, con alta probabilità, i seguenti.

Qualche forumista c’ha da ridire sui preti pedofili. Abbiamo ben noti e tristi precedenti. Don Di Noto non ci sta, non perdona, si arrabbia e sporge denuncia. Ne esce fuori (fatti del 2006) un’accusa di “Offese a una confessione religiosa mediante vilipendio di persone” (art. 403 c.p.) che così recita al primo comma:

Chiunque pubblicamente offende una confessione religiosa, mediante vilipendio di chi la professa, è punito con la multa da euro 1.000 a euro 5.000“.
Il forum viene sequestrato per intero (sic), poi ADUC ottiene una sacrosanta riduzione del vincolo limitatamente ai post incirminati (che è il minimo).
Oggi, con questa sentenza, si verte su due argomenti:
– se la pronuncia abbia detto qualcosa circa la pretesa equivalenza Internet=stampa;
– se Internet, di per sé, sia sequestrabile.
Come suggerito, non ho letto la motivazione. Vado un po’ per senso, spero buono.
Internet non è stampa di per sé. Dieci e più anni fa lo diceva Vincenzo Zeno-Zencovich con argomentazioni che mi sembrano ancora attuali.
Il che da un lato porta il vantaggio dell’inapplicabilità delle regole della stampa (in primis, la responsabilità di un ipotetico “direttore”).
Ma in seconda battuta, quasi in un paradosso, impedisce l’applicazione del divieto di sequestro che è tipica garanzia della stampa (per parlare della fonte più elevata, ricordo l’art. 21 Cost.). Dunque, sequestrare un sito che non è stampa non è una bestemmia secondo il diritto vigente.
In definitiva, la sentenza è una buona notizia? A naso (e senza aver letto la motivazione) io penso di sì. E mi sento pienamente d’accordo con Fulvio e Andrea citati da Longo.
D’altro canto, essere stampa comporta vantaggi, ma anche oneri.
Sulla libertà di espressione ne riparliamo un’altra volta.

P.S.: Ecco, una cosa che non ci viene spiegata (e che, pure, avrebbe grande rilevanza) è se ADUC sia chiamata come corresponsabile (in qualche modo) del reato oppure come semplice titolare del sito.

Aggiornamento dell’11 marzo 2009, ore 16:25: Allora devo fare due aggiornamenti.
1) Il primo è, in realtà, una correzione. Molto distrattamente, ho copiato e incollato l’art. 403 da un vecchio codice che tengo, offline, sul computer, non aggiornato. In realtà, lo stesso ha subito qualche importante modifica per opera della l. 85/2006 (sui reati di opinione). Il riferimento, ora, non è più alla religione di stato, ma a tutti i culti. Le pene sono state sensibilimente attenuate. Mi scuso e ringrazio Fabrizio nei commenti che gridando allo scandalo per la “religione di stato” mi ha fatto accorgere dell’errore.
2) La sentenza è pubblicata dal Sole ed è molto interessante. Dà una risposta, per esempio, al mio P.S. (ADUC non è ritenuta responsabile), ma chiarisce che forum, blog, mailing list, chat e quant’altro non sono, solo perché tali, “stampa”. Con tutto quello che ne consegue, anche vista la “forza giurisprudenziale” della Cassazione.
Una notazione di cronaca. In fondo alla sentenza, per ragioni giuridiche, si dà atto della morte del Presidente Claudio Vitalone, scomparso la notte tra il 28 e il 29 dicembre 2008, pocchi giorni dopo il dispositivo. R.I.P.

Posted in Internet e stampa.

12 Responses to Libertà o censura? – UDPATED

  1. Fabrizio says:

    “Chiunque pubblicamente offende la religione dello Stato […]”

    Ma… esiste ancora la “religione dello Stato”???

  2. Mea culpa, chiedo scusa. Ho distrattamente incollato un testo e non mi sono accorto che era vecchio. Ora, il riferimento è a tutte le confesioni religiose. Appena posso correggo.

  3. mfp says:

    Fabrizio, no, la “religione di stato” non esiste piu’ (mi sento inopportuno andare a memoria su un blog di giurista; approfondisci da solo … quella definizione era contenuta in un articolo che fu abrogato una decina d’anni fa se non sbaglio). Pero’ permangono 2 o 3 articoli dei codici che fanno riferimento a “religione di stato”, e di tanto in tanto qualche prete se ne approfitta …

  4. Daniele says:

    @Michele
    L’errore, però, è mio e ancora mi scuso. Ho scritto il pezzo offline e ho attinto ad una fonte vetusta che avevo sul computer, senza badarci troppo.
    Di fatto, da qualche annòquella regola tutela qualsiasi confessione, va detto per trarne tutte le conseguenze del caso.

  5. rik says:

    Quindi a rigor di logica, in Italia se voglio liberamente esprimere le mie opinioni senza essere sottoposto a censura preventive, debbo farmi un giornale mio, un quotidiano. Magari pagato con i soldi dei contribuenti.

    E’ proprio come dicono di noi: siamo proprio un ‘Bel Paese’.

  6. Gianni says:

    Forse sono un poco lapidario, ma… la prossima volta ADUC impara a mettere i server all’estero, così non si trova costretta a chiedere “sacrosante riduzioni” di vincoli imposti ma non imponibili.

  7. mfp says:

    Daniele, il cambio da “religione di stato” a “confessione religiosa” e’ un mero ritocco cosmetico ad una norma del cazzo. Scusa il francesismo. Andava eliminata la norma, non l’evidente sproporzione tra la religione dominante e le altre; che la rendeva troppo appariscente. Mi spieghi quale diavolo sia il bene giuridico danneggiato da una bestemmia? Anche volendo mettere in conto l’ipotesi che un dio esista … qual’e’? Dio, Allah, Itzamná, o Totti? Se dico “porco Totti” sono sanzionabile? Se il giudice e’ un romanista praticante si, altrimenti no? E se dico “porco Itzamnà” no perche’ i maya sono stati trucidati TUTTI 5 secoli fa dai preti che si arricchivano col loro oro (la fonte per altro e’ il Vescovo Las Casas; uno di loro che denunciava le pratiche anticristiane dei suoi colleghi)? E anche volendo prendere in considerazione i dogmi religiosi per un eccesso di empatia … operazione pericolosissima se fatta da un legislatore, ma vabbe’ … secondo la dottrina cattolica il religioso deve tollerare, porgere l’altra guancia, non bruciare risorse dello stato perche’ gli rode il culo che dei suoi colleghi potrebbero aver plagiato dei ragazzini. Che tra l’altro non sapremo mai perche’ il Vaticano li sottrae sistematicamente alle indagini. Quindi anche volendo estendere un pochino la ragione per considerare anche sensibilita’ soggettive, di una norma che vieta la bestemmia non ce n’e’ proprio bisogno: il cristiano o tollera, o non e’ dotato di quella sensibilita’ che davanti ad un giudice afferma essere stata lesa, galeotta una norma antidemocratica. A maggior ragione a mezzo stampa: tu leggeresti un giornale dove trovi articoli inframmezzati da bestemmie!? Quindi proprio, fare 3 gradi di giudizio su queste stronzate non ha proprio senso. E mi meraviglio dei giudici di cassazione che perdono tempo con queste cose … magari per tecnicismi che io ignoro sono costretti ad emettere sentenza … ma gradirei per lo meno trovare nelle sentenze qualcosa tipo: “non ci fate perdere tempo e denaro dei contribuenti con queste stronzate mentre la gente muore per irresponsabilita’ ben piu’ sostanziali, grazie”. I preti un tempo passavano le giornate a portare la legna a chi non ne aveva per riscaldarsi … un mio coetaneo si ricorda del parroco d’allora che gliene portava quando era bambino … non a farsi rodere il culo e approfittarsi di queste frattaglie del diritto. E’ ignobile. Anche perche’ la pedofilia clericale e’ un fatto innegabile … sarebbe anche ora di veder processati loro, non quelli che si lamentano del fatto che non vengono fermati come tutti gli altri sudditi …

  8. alezzandro says:

    mi ricollego al commento di Rik: qual è il senso del sequestro preventivo se una pubblicazione non è considerata “stampa” (è questo che stiamo dicendo, vero?).

    immagino (correggetemi se sbaglio) che, dal punto di vista del diritto, il motivo sia legato a questo:

    – nel caso di stampa, esiste un “responsabile oggettivo”, il direttore, di qualsiasi cosa venga pubblicata.

    – nel caso, ad esempio, di forum il “responsabile” non è il gestore, ma pou’ essere individuato solo a seguito di un processo (anche investigativo) parallelo per associare un messaggio alla persona che lo ha scritto.

    i messaggi di un forum, quindi, sono scarabocchi anonimi su un muro che non hanno bisogno di un processo per essere cancellati (se uno fa un graffito su un palazzo, mica bisogna fare una denuncia per cancellarlo).

    e da qui la possibilità di sequestro preventivo (e forse la ragione per cui era stato sequestrato l’intero sito, cancelliamo tutto, anche i “graffiti carini”).

    ha senso quello che ho scritto?

  9. Daniele says:

    Sull’iniquità di un sequestro totale penso che siamo d’accordo tutti, tranne il GIP che a suo tempo l’ha disposto (e il PM che l’ha chiesto).
    Ciò, mi sembra, non influisce sull’efficacia e sull’acettabilità, astratte, di un sequestro preventivo mirato.

  10. alezzandro says:

    sono d’accordo. io cmq non volevo criticare il sequestro preventivo in sé, piuttosto capire la differenza fra pubblicazione e stampa, che fa sì che le due non siano equiparate.

  11. Daniele says:

    La Cassazione, in effetti, non e’ chiara. Nel senso che afferma che, solo per il fatto di esistere, un forum, un blog, ecc., non sono stampa.
    E fa anche il discorso del prodotto editoriale (dicendo che quel forum non lo era), di fatto mettendo il tutto in un circolo vizioso.
    Perche’, come e’ noto, la definizione di prodotto editoriale non e’ chiarissima come dovrebbe.

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