Tappo di sughero o a corona?

L’architettura mi piace molto, così sono finito a leggere una notiziola su Repubblica.
Nella gallery riguardante il premio per il più bel grattacielo (prima immagine QUI) leggo testualmente:
Il World Financial Center di Shangai, il secondo edificio più alto del mondo, è stato nominato miglior grattacielo portato a termine quest’anno. “La semplicità della sua forma e la sua mole drammatizzano l’idea di grattacielo”, spiega Carol Willis, del Council on tall buildings and urban habitat, il gruppo di architetti ed ingegneri che ha assegnato il riconoscimento. La torre di Shangai è stata progettata dallo studio di architettura Kohn Pederson Fox Associates, con sede centrale a New York e viene chiamata spesso “il cavatappi” per via del suo disegno “attorcigliato”.“.
Guardatevi l’immagine. Ma son scemo io o cosa?

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10 Responses to Tappo di sughero o a corona?

  1. Anonimo says:

    questo è fuori di testa aahahahah

  2. Daniele says:

    Chi e’ fuori di testa?

  3. Gianni says:

    Sembra una busta per la spesa 😀

  4. Alberto says:

    Per forza a corona. Chi ha scritto l’articolo è un bello sveglione.

    OT
    Sul mio blog ho posto una domanda che forse ti può interessare.

  5. Daniele says:

    Oppure frequenta il circuito di Laguna Seca 😉

  6. Fripp says:

    Probabilmente è stato tradotto male il termine: dovrebbe essere “apribottiglie” e non “cavatappi”

  7. Daniele says:

    Eh… ma e’ il disegno attorcigliato (tipico dei cavaturaccioli) che non c’e’…

  8. Sandra says:

    L’oggetto a cui il grattacielo dovrebbe rassomigliare secondo me si chiama “levacapsule”.

  9. giulia says:

    massì, dai, è carino. Intanto mi aspetto che dal cielo arrivi un gancio che se lo porti via…Un silversurf ci potrebbe scivolare allegramente…Lo sguardo attende un suo complemento, come nei “lego”, vi legge un simbolo femmineo, quasi.
    E poi bisogna leggere il contesto.
    Che poi mi si dica che lì dentro dovrei andarci a vivere, beh, per me che ho paura degli ascensori e degli spazi chiusi…ci sarebbe da ridere. Quando l’architettura non ascolta l’umano, potrebbe essere il titolo.

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