Prove che non provano

Non sono l’avvocato di Carlo Ruta. C’è già in Collega che sono certo non si risparmierà anche per l’appello.
Mi occupo della cosa soltanto per motivi di studio e apprendimento professionale (oltre che come “cronista” sul tema dei diritti digitali).
Stavo studiandomi un po’ Web Archive-Internet Archive (e la sua WayBack Machine) che, talvolta, viene usato in campo giudiziario. Normalmente, come una sorta di “grande cache”, più grande di quella di Google, per provare l’esistenza e il contenuto di determinate pagine non più online (oppure aggiornate).
A parte che, come avvertono gli stessi padri, il servizio non garantisce alcunché (QUI i vari disclaimer), occorre ricordare che la sentenza di Modica si fonda, tra le altre cose, su degli accertamenti di PG che avrebbero dovuto provare la periodicità regolare di Accade in Sicilia.
Ma ci sono due problemi: il primo è che, anche a prendere tutti i risultati, la regolarità delle pubblicazioni non emerge (anche per i limiti evidenziati nelle FAQ); il secondo è che i risultati riportati dalla PG non rappresentano tutti degli aggiornamenti.
Lo capiamo sempre dalle FAQ:

What does it mean when a site’s archive data has been “updated”?

When our automated systems crawl the web every few months or so, we find that only about 50% of all pages on the web have changed from our previous visit. This means that much of the content in our archive is duplicate material. If you don’t see “”*”” next to an archived document, then the content on the archived page is identical to the previously archived copy.

Ora confrontiamo i dati forniti dalla PG con quelli ricavabili con la stringa del caso.
Risultati:
– su 38 risultati soltanto 22 sono realmente aggiornamenti (quelli con l’asterisco);
– che, con questi buchi, la tesi della periodicità (che, comunque, per me non costituiva motivo giuridicamente rilevante o decisivo) vacilla ancor di più.
Vero è che il giudice non ha fatto espresso riferimento agli “aggiornamenti” risultanti da Internet Archive, indicando, piuttosto, le date degli articoli (anche se si tratta di date non necessariamente vere e, secondo me, non prova della periodicità – si noti che Internet Archive non ha registrato certi “aggiornamenti”, dunque c’è qualcosa che non va da una parte o dall’altra), ma certe risultanze di PG vanno attentamente valutate. Un asterisco può fare la differenza.

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6 Responses to Prove che non provano

  1. lorenzodes says:

    Ben detto. Ho l’impressione che il giudice abbia confuso il concetto di “aggiornamento periodico” con quello di “aggiornamento frequente”.

  2. Daniele says:

    Probabile. Guarda, ho rilanciato la questione in una lista di computer forensics (perche’ non ti iscrivi? se hai bisogno di info, mandami in privato) e vediamo un po’ cosa dicono i tecnici.

  3. lorenzodes says:

    @Daniele

    mi sono iscritto alla lista di forensic di cui avevi parlato sul tuo blog (immagino sia la stessa). Non c’è un archivio? In ogni caso vediamo che dicono gli esperti di informatica 🙂

  4. Daniele says:

    Si’, mi sembra che ci sia. A partire dal dominio sikurezza.org.

  5. Stefano says:

    Ciao Daniele, guarda la mail. Grazie

  6. hai ragione daniele. la giurispurdenza, specie italiana, arranca rispetto alle strutture della tecnologia, ma ciò che è più grave a mio parere è che evidentemente non è in grado di dotarsi di periti in grado di supplire a quest’ignoranza. potresti mandare anche a me i dati per l’accesso al ML? thanks. LS

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