Altroconsumo fa ricorso (sic)

“Stiamo valutando se fare il ricorso – dice a sua volta Altroconsumo a Repubbica.it -. Certo è che l’oscuramento ci sembra un provvedimento anacronistico, che mette l’Italia al margine dell’Europa, nei confronti del modo con cui sono trattati i nuovi media” (da Repubblica).
Se IL ricorso al quale si riferiscono è quello in sede penale (comunque, si chiama richiesta di riesame contro il decreto – non ordinanza – di sequestro), l’idea che un’associazione di consumatori sia legittimata a farlo è piuttosto bizzarra. Diciamolo… male non fa ricordare il codice di procedura penale…

Precisazione: Beninteso che si può fare un vero e proprio “ricorso” (per cassazione, per saltum ex art. 325, comma 2, c.p.p.), ma resta la carenza di legittimazione. Anche se, a fronte di un provvedimento tanto sui generis, non mi stupirei di ulteriori creazioni giudiziarie.

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11 Responses to Altroconsumo fa ricorso (sic)

  1. Alessandro says:

    Scusa… come mai un’associazione di consumatori non è legittimata a ricorrere contro l’oscuramento di un sito, nel caso? non potrei anche io in quanto singolo cittadino fare ricorso preventivamente in quanto danneggiato da una potenziale arbitraria limitazione delle mie libertà se fosse successivamente dichiarato che l’oscuramento del sito particolare sia stato non legale o comunque non giustificato?
    Grazie.

  2. Daniele says:

    Non e’ legittimata _in quella sede penale_ perche’ la legge non lo prevede.

  3. Daniele says:

    Aggiungo. Comprendo il tuo discorso. Ti senti leso, ad esempio, perche’ non puoi scaricare, tramite quel tracker, l’ultima distro linux (cosa assolutamente legittima, come sappiamo), ma quello e’ un sequestro penale e gli strumenti per opporvisi sono normalmente riservati agli indagati.

  4. Gianni says:

    Quindi se loro come indagato mettono una persona fisica residente all’estero che non ha volontà di opporsi, possono arrivare a bloccare e tenere bloccato un qualunque sito/servizio a piacimento ?…

    Facciamo il caso di Google, invece che di TPB.
    I 4 dirigenti google non si oppongono, gli Italiani non usano più google che è un servizio dalle mille utilità e sfaccettature ?

  5. Gianni says:

    Aggiungo: google fornisce un servizio blog.

    Il mio ipotetico blog verrebbe oscurato da un blocco ai server google, senza che vi siano questioni legali che lo riguardano ?

  6. Alessandro says:

    Supposto che non ho mai visitato TPB (se non in questi giorni per verificare il poterci arrivare tramite un anonymizer), pensavo ad altri scenari.

    Supponiamo che io utilizzi Rapidshare come cliente Premium per l’hosting di file a fini professionali. Rapidshare è anche fonte di download di materiale protetto. Peggio di TPB: ospita materialmente i file su propri server e sarebbe quindi ancora più logico bloccarne gli IP…

    Fuor dal fatto che avrei potuto accertarmi precedentemente della solidità e della serietà del mio fornitore, in questo caso il danno nei miei confronti può essere ingente e dovrei quindi – compatibilmente con il contratto di utilizzo di Rapidshare – rifarmi su di loro?

    Mi ricorda anche la possibilità di un’azienda di avere sequestrati i propri server a causa di un dipendente che salvasse su un’area comune materiale pedopornografico. L’azienda magari blocca la propria produzione per un certo periodo di tempo ma – chiaro! – può sempre rifarsi sul dipendente…

    Come scrive Gianni, mi sembra che un’azione censoria (anche preventiva, visto il precedente!) simile possa applicarsi a qualunque sito: da flickr a youtube a google a skype a repubblica fino ad arrivare alle chat irc… sbaglio?

    O forse, da come la vedo io e posso ben errare, TPB è diventata solo troppo famosa (visto che si trovano facilmente altri siti simili in rete meno conosciuti…) e certune lobby hanno fatto pressione per creare un precedente e spaventare chi non scarica illegalmente (vista l’eco mediatica conseguente), pur sapendo che il fenomeno non può essere fermato così? Proprio come quando hanno chiuso i server più importanti di eMule (inutilmente, ai fini delle ricerche p2p) e pochi mesi dopo la situazione è tornata a regime…

  7. Daniele says:

    Aspetta, probabilmente sono io che non sono stato sufficientemente puntuale.
    Normalmente, chi puo’ fare il riesame contro un sequestro e’ l’indagato/imputato. Ma la legge, giustamente, contempla anche altri soggetti (persona cui la cosa e’ stata sequestrata, persona che ha diritto alla restituzione – art. 322c.p.p.).
    E qui, allora, potrebbe valere per un servizio di hosting o per il server aziendale.
    Pensavo, piu’ che altro, al ruolo di un’assocazione di consumatori che nel processo penale e’ limitato alla costituzione di parte civile.
    Fermo resta – e ti faccio un esempio che penso regga – se tu sei il conduttore di un appartamento in un edificio pericoloso e questo viene sequestrato, temo che la tua unica azione sarebbe contro il proprietario che ti ha rifilato una sola.

  8. Alessandro says:

    Le tue spiegazioni sono molto precise e puntuali, in ogni caso.

    In questa particolare situazione, comunque, vista la “peculiarità” di quello che sta accandendo, forse un’azione di un’associazione di consumatori non risulta più così strana…

  9. @lessio says:

    altroconsumo dovrebbe tutelare i consumatori..io vi dico che c’e’ una buona fetta della popolazione che esulta per l’oscuramento di questo sito torrent..pubblicizza materiale protetto da copyright a gratis e molte persone ci vivono commerciando questi prodotti..basta vedere i dati dell’home video..in continua caduta..perche’ fare del baccano per una cosa che e’ solo giusta?

  10. Daniele says:

    @alessio
    Fai bene a ricordare i diritti di chi, di diritto d’autore, vive. Ed e’ un vivere onesto (penso sia giusto ricordarlo, sempre).
    Per mero esercizio, dico che qualcuno si lamenta che tramite la Baia sono raggiungibili anche contenuti legittimamente distribuibili.
    Pero’ trovo che la visione di @lessio sia da prendere in qualche considerazione.
    Il problema e’ che la Rete, di per se’, e’ neutrale e non so quanto si possa andare oltre. Almeno secondo la legge che, personalmente, vedo un po’ stiracchiata, ultimamente.

  11. Gianni says:

    Sul fatto che TPB offra contenuti non proprio leciti concordo.

    Sul fatto che ci sia una “bella fetta” di popolazione che esulta per questa censura, direi proprio di no.

    Oggi tocca a TPB, domani al tuo sito che richiama vagamente i contenuti di un sito di qualche multinazionale.
    E guarda che prima o poi i privati che gestiscono le “videoteche” chiuderanno per far spazio ai grandi store… come è successo con gli alimentari e come sta per succedere con i distributori di benzina… dopo che fai ? 😉

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