L’UE vuole regole per i blog, ma dimentica le libertà

La notizia non è dell’ultimo minuto, ma penso valga la pena di rilanciarla.

Marianne Mikko è un’eurodeputata estone, quota PSE, giornalista (con tanto di laurea).

Come membro della Commissione per la cultura e l’istruzione, ha ritenuto di dover promuovere un progetto di relazione “sulla concentrazione e il pluralismo dei mezzi d’informazione nell’Unione europea”.

I propositi direi che sono lodevoli, ma… anche ricordando che la “madrina” del documento è una giornalista – che, evidentemente, percepisce anche la “nuova concorrenza” – non ci si stupisce se, alla fine, si va sempre a parare nello stesso cantone…

Un assaggio:

considerando che i weblog sono un mezzo di espressione sempre più comune, sia per gli operatori del settore dei mezzi d’informazione che per i privati cittadini; considerando altresì che lo status dei loro autori ed editori, inclusa lo status giuridico, non viene definita né indicato chiaramente ai lettori dei weblog, il che è fonte di incertezze per quanto riguarda l’imparzialità e l’affidabilità delle informazioni, la protezione delle fonti, l’applicabilità di codici di condotta e l’attribuzione di responsabilità in caso di azioni legali

dunque

propone di chiarire fra l’altro lo status giuridico dei weblog e incoraggia la loro classificazione su base volontaria in funzione delle responsabilità professionali e finanziarie e degli interessi dei loro autori ed editori.

I motivi:

Lo sviluppo e l’accettazione di nuove tecnologie ha favorito la nascita di nuovi canali mediatici e di nuovi tipi di contenuti. La comparsa di nuovi media ha apportato al panorama mediatico un maggiore dinamismo e una maggiore diversità; la relazione incoraggia l’utilizzo responsabile dei nuovi canali.

In tale contesto la relazione sottolinea che la mancanza di una definizione dello status degli autori e degli editori di weblog e di indicazioni al riguardo provoca incertezze per quanto concerne l’imparzialità, l’affidabilità, la protezione delle fonti, l’applicabilità di codici etici e l’attribuzione delle responsabilità in caso di controverse giudiziarie.

La relazione raccomanda il chiarimento dello status giuridico delle diverse categorie di autori ed editori di weblog, nonché la dichiarazione degli interessi e la classificazione volontaria dei weblog.

Mie considerazioni? Pregiudizi e paletti, ma richiami chiari ed universali alla libertà di espressione del pensiero anche per i blogger neppure l’ombra.

Doveri tanti, diritti pochi o nulli. Solita storia.

2 comments on this post.
  1. Gianni:

    Daniele non vorrei darti un brutto colpo, ma la “libertà di parola”, almeno da noi, si è persa da un pezzo.

    Oggi se dici la “parola sbagliata” prima ti chiudono il blog e poi magari ti rovinano con processi decennali e spese legali stratosferiche… (e se hai ragione il rimborso lo vedi dopo anni, se lo vedi).

    Ovviamente la cosa vale pure per la libertà d’espressione fuori dal blog:
    niente scioperi se lo Stato non è daccordo (ma non c’era il diritto allo sciopero ?) e niente proteste in piazza (si chiama assembramenti ora).
    Hanno pure fatto causa a chi fa satira, pensa un pò…

  2. Maria Teresa Paoletti:

    E’ possibile che degli anonimi possano offendere persone riconoscibili nei blog?
    Quali sono le norme che regolato questi mezzi di comunicazione?

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